Nella terza domenica di Avvento, quella della gioia per il Natale ormai imminente, Papa Francesco ha rinnovato il suo accorato appello per la pace ad Aleppo e in tutta la Siria. Ma ha anche espresso la sua fraterna vicinanza al Papa copto Tawadros II per l‘esplosione che al Cairo ha colpito la cattedrale causando almeno 22 vittime ed ha assicurato la sua preghiera per i morti e i feriti di “alcuni efferati attacchi terroristici” delle ultime ore: “diversi i luoghi ma unica è la violenza che semina morte e distruzione – ha detto il Pontefice – come unica deve essere la risposta, fede in Dio e unità nei valori umani e civili”.
Francesco è tornato a chiedere uno sforzo per la martoriata Siria: “Ogni giorno sono vicino, soprattutto nella preghiera, alla gente di Aleppo – ha detto – Non dobbiamo dimenticare che Aleppo è una città, che lì c’è della gente: famiglie, bambini, anziani, persone malate… Purtroppo ci siamo ormai abituati alla guerra, alla distruzione, ma non dobbiamo dimenticare che la Siria è un Paese pieno di storia, di cultura, di fede. Non possiamo accettare che questo sia negato dalla guerra, che è un cumulo di soprusi e di falsità. Faccio appello all’impegno di tutti, perché si faccia una scelta di civiltà: no alla distruzione, sì alla pace, sì alla gente di Aleppo e della Siria”.
Il S. Padre in precedenza aveva ricordato le letture bibliche che parlano di gioia: “Non è un’allegria superficiale o puramente emotiva, e nemmeno quella mondana o del consumismo, ma si tratta di una gioia più autentica, di cui siamo chiamati a riscoprire il sapore, il sapore della vera gioia – ha detto il Papa – E’ una gioia che tocca l’intimo del nostro essere, mentre attendiamo Gesù che è già venuto a portare la salvezza al mondo”. Riferendosi alle parole del profeta Isaia, Francesco ha detto che “è il quadro di una situazione di desolazione, di un destino inesorabile senza Dio. Ma finalmente la salvezza è annunciata: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, Egli viene a salvarvi». E subito tutto si trasforma: il deserto fiorisce, la consolazione e la gioia pervadono i cuori. Questi segni annunciati da Isaia come rivelatori della salvezza già presente, si realizzano in Gesù (…). Non sono parole, sono fatti che dimostrano come la salvezza, portata da Gesù, afferra tutto l’essere umano e lo rigenera. Dio è entrato nella storia per liberarci dalla schiavitù del peccato; ha posto la sua tenda in mezzo a noi per condividere la nostra esistenza, guarire le nostre piaghe, fasciare le nostre ferite e donarci la vita nuova. La gioia è il frutto di questo intervento di salvezza e di amore di Dio. Siamo chiamati a lasciarci coinvolgere dal sentimento di esultanza”. Poi a braccio, ancora una volta ha sottolineato che “a un cristiano che non è gioioso manca qualcosa, o non è cristiano! La gioia del cuore, la gioia dentro che ci porta avanti, che ci dà coraggio”.
Il Papa ha ricordato che “il Natale è vicino, i segni del suo approssimarsi sono evidenti per le nostre strade e nelle nostre case; anche qui in Piazza è stato posto il presepio con accanto l’albero. Questi segni esterni ci invitano ad accogliere il Signore che sempre viene e bussa alla nostra porta, bussa al nostro cuore – ha aggiunto – per avvicinarsi; ci invitano a riconoscere i suoi passi tra quelli dei fratelli che ci passano accanto, specialmente i più deboli e bisognosi. Oggi siamo invitati a gioire per la venuta imminente del nostro Redentore; e siamo chiamati a condividere questa gioia con gli altri, donando conforto e speranza ai poveri, agli ammalati, alle persone sole e infelici”.
Dopo la recita dell’Angelus, il Pontefice ha ricordato la beatificazione che avviene oggi a Vientiane, nel Laos, di Mario Borzaga, sacerdote dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, Paolo Thoj Xyooj, fedele laico catechista e quattordici compagni uccisi in odio alla fede. E Francesco ha voluto ringraziare “tanti catechisti” che “svolgono un così bel lavoro”, perché “essere catechista è una cosa bellissima: è portare il messaggio del Signore perché cresca in noi”, invitando i numerosi fedeli presenti in piazza a rivolgere un applauso a quanti si incaricano di svolgere questo servizio. Infine, ha salutato i “bambini e ragazzi di Roma, venuti per la tradizionale benedizione dei “Bambinelli”, organizzata dagli Oratori parrocchiali e dalle Scuole cattoliche romane. Cari ragazzi, quando pregherete davanti al vostro presepe con i vostri genitori, chiedete a Gesù Bambino di aiutarci tutti ad amare Dio e il prossimo. E ricordatevi di pregare anche per me, come io mi ricordo di voi”, ha concluso, invitando i ragazzi a intonare una canzone natalizia.