Ogni anno la diatriba è la stessa: Babbo Natale o Santa Claus? Non si tratta di una domanda che ha solo a che fare con temi legati al consumo. Il vecchietto con la lunga barba bianca e vestito di rosso è così entrato nel nostro immaginario che, in fondo, tutti sentiamo l'intimo dovere di schierarci da una parte o dall'altra. Che Babbo Natale non sia solo cosa per bambini lo pensava anche J.R.R. Tolkien, il padre del Signore degli Anelli: per il professore di Oxford, dietro quella figura si nascondeva il riflesso di un messaggio molto più profondo. Dello stesso avviso era anche l'amico Lewis, autore de Le Cronache di Narnia: entrambi docenti cattolici in una Oxford serissima dopo la Grande Guerra, i due scrittori inglesi leggevano nella generosità del buontempone barbuto che elargiva doni ai bambini un simbolo cristiano molto evidente, anzi più pregnante proprio perché metafora. I due intellettuali inglesi non sono andati molto lontano, perché quello che in Italia è noto come Babbo Natale altri non è che San Nicola, il vescovo greco di Myra e venerato non solo dai cattolici. Interris.it ha seguito le tracce di Santa Claus giungendo a Bari. Qui, nell'omonima Basilica a lui dedicata, vive il massimo esperto di San Nicola: il padre domenicano Gerardo Cioffari, archivista della Basilica S. Nicola e storico, a cui tra l'altro va il merito di aver re-inserito la festa di San Nicola nel Calendario liturgico. “Va bene opporsi all'eccessivo consumismo, ma non possiamo colpire l'esagerazione e di mira anche la sostanza che il personaggio di Santa Claus incarna- dichiara padre Cioffari, in aperto contrasto con le polemiche verso Babbo Natale -. Ho sempre difeso la sostanziale bontà di Santa Claus, perché ci fa tornare alla semplicità e all'amore fra gli uomini” sostiene.
L'origine della leggenda
Ma come nasce il personaggio di Babbo Natale? “Nella storia, San Nicola, è ricordato per aver salvato tre fanciulle povere che il padre avrebbe fatto prostituire, gettando per loro dei sacchetti di denaro da una finestra – sottolinea padre Gerardo -. Nell'iconografia, in seguito, questi sacchetti sono stati rappresentati come tre palle d'oro sul Vangelo, anche se in origine erano dei doni a fanciulle bisognose. In un secondo momento, nella storia di San Nicola s'intreccia il suo intervento a favore di tre innocenti che stavano per essere decapitati. Influenzati dalle traduzioni delle Sacre Scritture che, a proposito delle persecuzioni di re Erode, parlavano di bambini innocenti, di manoscritto in manoscritto la parola 'bambini' è stata assimilata a 'innocenti' e l'accoppiamento fra questo miracolo con il dono alle fanciulle ha creato il personaggio Babbo Natale nel Duecento” dice padre Cioffari. “È solo nel corso dei secoli che il personaggio di San Nicola è stato gradualmente associato ai bambini, soprattutto in Francia e Germania. L'arrivo in America del santo turco è datato solo al XVIIesimo secolo, quando fu portato dai protestanti olandesi”. Il padre domenicano ricorda che l'iconografia oggi più diffusa di Babbo Natale è del 1931, quando il brand Coca Cola indisse un concorso sull'illustrazione più bella del santo… “e San Nicola dismise i suoi abiti vescovili per il tipico abbigliamento rosso che tutti conosciamo”.
Da San Nicola a Babbo Natale
Secondo il padre domenicano, vi sono tanti elementi della moderna iconografia di Babbo Natale che richiamano San Nicola. Innanzitutto, il sacco pieno di doni, che è un netto richiamo ai sacchetti di denaro donati dal santo alle tre fanciulle. “Un elemento spesso sottovalutato è la finestra, forse l'unico aspetto che congiunge davvero i due modelli – sottolinea padre Cioffari -. Dalla finestrella, il vescovo passò i sacchetti con le monete e, allo stesso modo, a partire dal Cinquecento, Santa Claus utilizzò un angusto camino per fare lo stesso. Lo studioso rileva che è proprio in quel secolo che risale la prima attestazione che fa riferimento a Santa Claus: “Al 4 dicembre 1507 si data il più antico documento di un diario di spesa in cui una principessa tedesca avverte un'amica sui giocattoli da dare ai bambini per la notte di San Nicola“. I bambini sono i privilegiati da San Nicola, che salva tre fanciulle e tre innocenti, come attesta la sua agiografia. Pertanto, costoro diventano i destinatari dei suoi doni: “Anche Lutero per diversi anni donava regali ai figli – sottolinea padre Cioffari -. Poi, dal 1536 ha cambiato idea dicendo che i doni li porta Gesù Bambino, però la maggior parte dei protestanti ha continuato questa piccola eccezione per cui la cosa curiosa è che, pur sapendo che i protestanti non venerano i santi, ci sono circa 1000 Chiese luterane, evangeliche e anglicane dedicate a San Nicola”.
L'eccezione dei protestanti
Nel protestantesimo sono vietati i culti dei santi, eppure le 95 tesi luterane non erano state ancora affisse alla porta della chiesa di Wittenberg che la venerazione di San Nicola godeva già di popolarità fra i protestanti: “Le prime chiese ad Amsterdam, Stoccolma, Berlino, Madrid, Tallin, Praga sono a lui dedicate e si stima che, su 40 capitali europee, 36 abbiano al centro della città la chiesa di San Nicola” sottolinea il domenicano. Questo spiega le ragioni della sua persistenza nonostante la Riforma: il vescovo non è più visto come un santo da pregare, ma come come una sorta di eroe fondatore: “Quindi il motivo protestante non è religioso, ma patriottico. Non parliamo di Paesi ortodossi come Mosca, a tutti gli effetti la Capitale di San Nicola, con 48 chiese di San Nicola, 30 parrocchie, una ventina di cappelle universitarie, ospedaliere, ecc. mentre San Sergio e San Giorgio hanno 17 chiese ciascuno” sottoliena lo studioso. Fatta eccezione per Tirana, Andorra e Città del Vaticano, non esiste uno Stato che non abbia una capitale europea senza la chiesa di San Nicola al centro: “Mentre in Italia San Nicola è il santo della carità – così lo cita Dante: Esso parlava ancor de la larghezza/ che fece Niccolò a le pulcelle,/ per condurre ad onor lor giovinezza – nella cultura nord-europea il santo vescovo ha, col tempo, rivestito un ruolo politico e culturale, diventando un'emblema della società”.
L'ombra di San Francesco
La storia del vescovo turco si situa agli albori della cristianità. Padre Cioffari conferma: “San Nicola è vissuto fra 270 e 337 ai tempi di Costantino il Grande ed ha partecipato al primo concilio di Nicea. Alla sua epoca, scrittori coevi non ne avevano parlato e la Chiesa lo ha ritenuto dubbio, come tanti santi dell'antichità. Si tratta di un santo a tutti gli effetti greco, molto venerato nel mondo ortodosso, soprattutto nel mondo slavo”. Dal Trecento, però San Nicola viene adombrato da San Francesco. Come sottolinea lo studioso domenicano, “attraverso il Presepe, Gesù Bambino ha preso il posto di San Nicola. Eppure, non tutti sanno che, al fianco dell'altare di San Francesco ad Assisi, c'è la cappella di San Nicola dipinta da Giotto. Gli stessi francescani sono nati nella chiesa di San Nicola al centro di Assisi. Quando Francesco si decise a mettere insieme i seguaci, i primi due si incontrarono con lui nella chiesa di San Nicola. Con San Francesco, però, San Nicola viene adombrato da Gesù Bambino, al centro del Presepe di Greccio e segno costitutivo del Natale”.
San Nicola, patrono ecumenico
Il poverello d'Assisi con il presepe di Greccio ha influito significativamente sul culto di San Nicola, sbiadendo la sua presenza sul terreno della religiosità popolare: “A ciò ha contribuito la stessa Chiesa cattolica – sottolinea lo studioso – che, per colpire l'entità di alcune donazioni, ne ha frenato il culto”. Ancora nel 1969, mentre Oltreoceano la figura di Babbo Natale portata in auge con il marchio Coca Cola cominciava a prendere piede nell'immaginario comune, nel calendario liturgico, al contrario, veniva declassato: “Solo grazie agli studi che ne hanno provato la veridicità e il peso, negli ultimi anni San Nicola è tornato in auge” sottolinea padre Cioffari.
Eppure, dietro il gioviale vecchietto vestito di rosso, non c'è solo un santo elargitore di doni. San Nicola, monaco turco che ha attraversato il Mediterraneo, riveste un significato ecumenico dal grande valore: “Se Assisi rimane il centro della preghiera per la pace, con San Nicola, Bari lo è dell'incontro fra Cristiani” dichiara lo studioso: “Copti, iracheni, siriani…nel nome di San Nicola giungono i Cristiani dalle periferie del mondo“.