Papa Francesco ha celebrato la S. Messa nella basilica di Santa Maria Maggiore in occasione della festa della Traslazione dell’icona della Salus Populi Romani. E' nota la devozione del S. Padre per questa immagine della S. Vergine, davanti alla quale si reca prima e dopo ogni viaggio apostolico, in quella che Francesco ha definito “casa materna, la nostra casa, la casa dove trovare ristoro, consolazione, protezione, rifugio”. L'omelia del Papa è stata incentrata sulla più antica antifona mariana: “Sotto la tua protezione“.
La meditazione del Pontefice ha preso in considerazione le tre frasi centrali della preghiera. La prima: “Cerchiamo rifugio“. “I nostri Padri nella fede – ha detto il Papa – hanno insegnato che nei momenti turbolenti bisogna raccogliersi sotto il manto della Santa Madre di Dio. Un tempo i perseguitati e i bisognosi cercavano rifugio presso le nobili donne altolocate: quando il loro mantello, che era ritenuto inviolabile, si stendeva in segno di accoglienza, la protezione era concessa. Così è per noi nei riguardi della Madonna, la donna più alta del genere umano. Il suo manto è sempre aperto per accoglierci e raccoglierci. Ce lo ricorda bene l’Oriente cristiano, dove molti festeggiano la Protezione della Madre di Dio, che in una bella icona è raffigurata mentre, col suo manto, ripara i figli e copre il mondo intero”.
Anche i monaci antichi raccomandavano, nelle prove, di rifugiarsi sotto il manto della Santa Madre di Dio: invocarla – “Santa Madre di Dio” – era già garanzia di protezione e di aiuto. Questa sapienza, che viene da lontano, ci aiuta: la Madre custodisce la fede, protegge le relazioni, salva nelle intemperie e preserva dal male. Il Papa ha ricordato che “Dove la Madonna è di casa il diavolo non entra; dove c’è la Madre il turbamento non prevale, la paura non vince. Chi di noi non ha bisogno di questo, chi di noi non è talvolta turbato o inquieto? Quante volte il cuore è un mare in tempesta, dove le onde dei problemi si accavallano e i venti delle preoccupazioni non cessano di soffiare! Maria è l’arca sicura in mezzo al diluvio. Non saranno le idee o la tecnologia a darci conforto e speranza, ma il volto della Madre, le sue mani che accarezzano la vita, il suo manto che ci ripara. Impariamo a trovare rifugio, andando ogni giorno dalla Madre”.
La seconda: “Non disprezzare le suppliche“. “Quando noi la supplichiamo, Maria supplica per noi – ha sottolineato il Papa – C’è un bel titolo in greco che dice questo: Grigorusa, 'colei che intercede prontamente'; non ritarda (…) Così fa ogni volta, se la invochiamo: quando ci manca la speranza, quando scarseggia la gioia, quando si esauriscono le forze, quando si oscura la stella della vita, la Madre interviene. E se la invochiamo interviene di più- È attenta alle fatiche, sensibile alle turbolenze, vicina al cuore. E mai, mai disprezza le nostre preghiere; non ne lascia cadere nemmeno una. E' Madre, non si vergogna mai di noi, anzi attende solo di poter aiutare i suoi figli”. Il Papa ha anche raccontato un aneddoto: “Accanto a un letto di ospedale una madre vegliava il proprio figlio, dolorante dopo un incidente. Quella madre stava sempre lì, giorno e notte. Una volta si lamentò col sacerdote, dicendo: 'Ma il Signore non ha permesso una cosa a noi madri!'. 'Che cosa?' chiese il prete. 'Prendere il dolore dei figli', rispose la donna. Ecco il cuore di madre: non si vergogna delle ferite, delle debolezze dei figli, ma le vuole con sé. E la Madre di Dio e nostra sa prendere con sé, consolare e risanare”.
Infine, “Liberaci da ogni pericolo“. “Il Signore stesso sa che ci occorrono rifugio e protezione in mezzo a tanti pericoli – ha ricordato il S. Padre – Per questo, nel momento più alto, sulla croce, ha detto al discepolo amato, a ogni discepolo: 'Ecco tua Madre!'. La Madre non è un optional, è il testamento di Cristo. E noi abbiamo bisogno di lei come un viandante del ristoro, come un bimbo di essere portato in braccio. È un grande pericolo per la fede vivere senza Madre, senza protezione, lasciandoci trasportare dalla vita come le foglie dal vento. Non è galateo spirituale, è un’esigenza di vita. Amarla non è poesia, è saper vivere. Perché senza Madre non possiamo essere figli. E noi, prima di tutto, siamo figli, figli amati, che hanno Dio per Padre e la Madonna per Madre”. Citando il Concilio Vaticano II, Francesco ha ricordato che la Madonna “è segno, è il segno che Dio ha posto per noi. Se non lo seguiamo, andiamo fuori strada. Perché c’è una segnaletica della vita spirituale, che va osservata”. E “chi meglio di lei” che “è già giunta alla meta” può “accompagnarci nel cammino? Che cosa aspettiamo?”.
“Non si può stare neutrali o distaccati dalla Madre – ha concluso il Papa – altrimenti perdiamo la nostra identità di figli e di popolo, e viviamo un cristianesimo fatto di idee e di programmi, senza affidamento, senza tenerezza, senza cuore. Ma senza cuore non c’è amore e la fede rischia di diventare una bella favola di altri tempi. Facciamo della Madre l’ospite della nostra quotidianità, la presenza costante a casa nostra, il nostro rifugio sicuro. Affidiamole ogni giornata. Invochiamola in ogni turbolenza. E non dimentichiamoci di tornare da lei per ringraziarla“.
A conclusione dell'omelia, a braccio, il Papa ha invitato a guardare l'icona restaurata: “Adesso appena uscita dall''ospedale', salutiamola tutti insieme come l'hanno salutata i cristiani di Efeso, per tre volte: S. Madre di Dio, S. Madre di Dio, S. Madre di Dio”.