“La longevità non deve essere vista come un traguardo biologico, ma come un’opportunità per valorizzare l’anziano nel contesto sociale. Gli anziani non sono un peso per la società, ma una risorsa preziosa: la loro esperienza e la loro saggezza rappresentano un patrimonio culturale e umano insostituibile”. Lo ha detto S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ricordando le stesse parole di Papa Francesco, da sempre attento al valore degli anziani quando afferma che “un popolo che non custodisce gli anziani è un popolo senza futuro”.
Riscoprire il senso della vecchiaia
Diventa sempre più importante guardare allo sviluppo generazionale. “Essere vecchi oggi – riflette Mons. Paglia – non significa essere messi da parte o sentirsi pensionati. Significa trasmettere alle nuove generazioni quella esperienza importante da trasmettere alle nuove generazioni. Bisogna esaltarli a pensare in grande. Oggi siamo tutti interconnessi, ma non ne siamo consapevoli“.
Il ruolo fondamentale dei nonni e la loro relazione con i nipoti, anche se nasce qualche gelosia e contrasto con i figli (oggi genitori).”Bisogna capire che 30 anni di vita significa riscoprire il senso di questi anni”.
La vocazione di una anziana
E Mons. Paglia ci lascia un ricordo di una anziana di Sant’Egidio che un giorno disse: “ho capito perché io vivo di più. Io vivo 20-30 anni in più, non ho più niente da fare. Non ho lavori impellenti. E ho capito che il Signore mi fa vivere per pregare per la pace.
Io mi sono preso l’elenco di tutti i paesi del mondo, da un atlante. E ogni giorno prego per la pace in quel paese. Se c’è pace, che resti, se c’è guerra, che invece torni alla pace”.
Una bellissima scoperta di una vocazione che finora la donna anziana forse non aveva capito.

“La scienza ci ha regalato la longevità, ma dobbiamo rispettare l’anziano, cioè farlo diventare anziano e farlo entrare nella sua nascenza con una buona salute”. Lo ha dichiarato a Interris il Prof. Giulio Maira, Neurochirurgo e fondatore della Fondazione Atena, in passato anche primario al Policlinico Gemelli di Roma.
Il professore ribadisce l’importanza di curare e allenare la mente sin da giovani e fare in modo che ci sia anche prevenzione a livello sociale. “La scienza e la società – ha detto infatti – devono impegnarsi nella prevenzione delle malattie, negli screening, devono insegnare gli stili di vita corretti, facendo in modo che si arrivi con un cervello giovane, perché la bellezza della vita sarà dal nostro cervello e dalla nostra mente”.