Ha senso parlare di santità al mondo contemporaneo che considera antiquata questa parola? Sì, secondo l'arcivescovo Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, chiamato a presentare l'esortazione apostolica del Pontefice “Gaudete et Exsultate“. “Qual è la sfida? – si è chiesto mons. De Donatis – Mostrare l'attualità perenne della santità cristiana. Una meta desiderabile per essere felici” che equivale alla “chiamata di Dio per ciascuno” e il cui contrario è “accontentarsi di un'esistenza mediocre, annacquata, inconsistente. Il Papa – ha sottolineato – vuole portare l'attenzione su ciò che è decisivo nella vita cristiana”, tenendo “lo sguardo ben largo. Dove stiamo andando? Dove va la Chiesa? La finalità non è, come dice il S. Padre, un trattato sulla santità” ma riproporre il fascino della santità di tutti i giorni, alla portata di tutti, “la classe media della santità”.
Analizzando il primo capitolo dell'esortazione, che si basa chiaramente sulla chiamata universale alla santità ricordata dalla Lumen Gentium, mons. De Donatis ha sottolineato quattro punti fondamentali: “Prima di tutto il Papa vuole dirci che la santità non è altro rispetto alla vita di tutti i giorni ma è possibile a tutti”. In secondo luogo, ha ricordato che “la santità non è possibile da soli”. Il terzo è che “la sorgente da cui scaturisce la santità è Gesù stesso” e che di conseguenza “ogni santo è una missione“. Infine, la santità “tende a conformare l'uomo a Cristo unificando e integrando la sua vita”.
Concetti ripresi nel suo intervento da Paola Bignardi (Azione cattolica) che ha ricordato come “la santità non è per pochi eroi” ma consiste nel “modo ordinario di vivere l'ordinaria esistenza” mentre il giornalista Gianni Valente si è soffermato sul capitolo dedicato dal Papa ai rischi legati alle eresie neopelagiana e neognostica “di allarmante attualità”.