In Iraq la Chiesa martire resiste agli espropri. Negli ultimi anni, gli espropri illegali hanno preso di mira in maggior parte terre e case appartenenti a cristiani che hanno lasciato l’area. Soprattutto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Per sfuggire ai conflitti regionali e alle violenze settarie e tribali esplose con maggior virulenza dopo gli interventi militari delle coalizioni internazionali.
Chiesa ed espropri
L’Ufficio di Presidenza della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, riferisce Fides, ha indicato al governo regionale di disporre la creazione di una Commissione ad hoc. Incaricata di verificare, documentare e perseguire i sistematici espropri illegali di terreni e beni immobiliari subiti negli ultimi anni da proprietari cristiani. Soprattutto nel Governatorato (Provincia) di Dohuk. La decisione è maturata anche grazie alla mobilitazione del Comitato indipendente per i diritti umani. Alla fine di luglio, evidenzia l’agenzia missionaria vaticana, aveva presentato alle autorità della Regione autonoma del Kurdistan una istanza. In cui si chiedeva la creazione di un organismo ad hoc. Composto anche dai rappresentanti di vari ministeri, con il mandato di affrontare il problema.
Mappa
La Commissione sarà anche chiamata a disegnare una vera e propria mappa delle proprietà dei cristiani fatte oggetto di esproprio abusivo. Negli anni in cui tutta l’area nord-irachena viveva la drammatica esperienza connessa alle conquiste delle milizie jihadiste di Daesh. E alla creazione dell’auto-proclamato Stato Islamico. Il lavoro della Commissione punterà a sanzionare i soprusi subiti da proprietari cristiani. E a porre le condizioni per garantire che il fenomeno non si ripeta. Espropri su vasta scala di terreni e beni immobiliari appartenenti a famiglie cristiane sire, assire e caldee della regione del Kurdistan iracheno.