Eccoci alla terza domenica di Quaresima. Dal deserto (per un incontro profondo con noi stessi) siamo ascesi al Tabor con Gesù (per un incontro trasfigurante con Dio). Oggi saliamo a Gerusalemme, al Tempio del Signore, per rivedere e purificare il nostro rapporto con Dio. Andiamo con Gesù in pellegrinaggio perché si avvicina la Pasqua. Gerusalemme brulica di pellegrini, più di centomila, accorsi da tutte le parti del territorio e dalla diaspora. La Pasqua è la festa per eccellenza, la festa della nostra liberazione. Così dice il Signore: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile!” (prima lettura).
La prima Pasqua, punto di partenza
Il vangelo che ci guida in questa visita al Tempio non è più Marco, ma Giovanni. Cosa singolare, l’evangelista Giovanni colloca questa Pasqua all’inizio della vita pubblica di Gesù, mentre i sinottici (Matteo, Marco e Luca) la collocano alla fine del suo ministero, alcuni giorni prima di essere condannato e crocifisso. Per Giovanni è il punto di partenza, per gli altri evangelisti è il punto d’arrivo. Il fatto non dovrebbe stupirci, se teniamo conto che i racconti sono allineati secondo lo scopo catechetico che ogni vangelo si propone. Bisogna notare, inoltre, che solo Giovanni ci parla di tre Pasque durante la vita pubblica di Gesù (cf. Gv 2,13; 6,4; 11,55), mentre i sinottici parlano di una sola, quella finale. Il racconto di Giovanni è più articolato e ci fornisce dati storici preziosi, mentre i sinottici raccontano il vangelo in un modo più lineare, come se tutto il ministero di Gesù fosse orientato e si svolgesse in funzione di quella sola Pasqua della sua passione, morte e risurrezione.
Questa Pasqua è quella conosciuta come della “purificazione del Tempio”. Gesù “trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete”. A questa vista Gesù andò su tutte le furie: “Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi…”. Non si era mai visto una cosa simile, dai tempi dei profeti!
Precisiamo che quando si parla di Tempio (“hieròn”, in greco) non si riferisce al Santuario (“naòs”, in greco). Mentre il “tempio” include tutto l’insieme, il “santuario” è la sua parte più interna e sacra. In questo caso si trattava della parte più esterna, l’enorme spianata con un’area corrispondente a 22 campi da calcio regolamentari (F. Armellini) dove tutti potevano entrare, peccatori, impuri e pagani. Quindi, non era di per sé un luogo sacro. Dalla spianata, tramite diverse barriere per “scremare” la gente, le persone “pure” avevano accesso agli atri interni: quello per le donne e poi quello per gli uomini; successivamente il Santuario, accessibile solo ai sacerdoti, ed infine il “Santo dei santi”, dove entrava il Sommo sacerdote una volta all’anno. Il Tempio era stato ricostruito dal re Erode il Grande (quello della “strage degli innocenti”!) ed era una delle grandi meraviglie dell’epoca, sia per la bellezza che per la sua grandezza, degno davvero del nome di Erode! Ebbene, Gesù interviene in quella parte più esterna, dove c’era un reparto per gli animali destinati ai sacrifici. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio (nato nel 37 d.C) ha scritto che per Pasqua si immolavano circa 20.000 agnelli! Noi immaginiamo la scena in modo spettacolare. In realtà, tenuto conto dell’estensione degli spazi e del numero esorbitante di animali, il gesto di Gesù sarà stato un atto provocatorio, un gesto profetico di indignazione. Il profeta Malachia (3,1-6) aveva detto che il Messia, “come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai”, avrebbe purificato il Tempio e il culto. Per questo i capi religiosi gli chiederanno: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”.
La purificazione del Tempio del nostro cuore
Quale è il senso profondo di questo episodio per noi, oggi? In che modo ci interpella? Mi limito a presentare quattro aspetti.
1) La collera del “Leone di Giuda”. Siamo abituati a vedere un Gesù “mite ed umile di cuore” e, quindi, rimaniamo stupiti e sconcertati davanti a questa sua reazione. Non affrettiamoci a definire questa collera come “santa”, quanto piuttosto… sana! Gesù, il Figlio di Dio, è vero uomo e conosce tutti i sentimenti nostri di reazione agli eventi. Come interpretare questo gesto? L’evangelista ci offre la chiave di lettura: “I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà»” (Salmo 69,10). Questa ira di Gesù interpella un certo atteggiamento nostro da “collo storto” e “senza spina dorsale”. Sì, egli è “l’agnello di Dio”, ma pure “il Leone di Giuda” (Apocalisse 5,5), e così devono essere i suoi discepoli. Il nostro problema è che quando dovremmo essere dei “leoni” ci comportiamo da “agnelli”, per paura e codardia. Quando dovremmo essere degli “agnelli” agiamo da “leoni”, mossi dalla violenza e dalla aggressività!
2) Il connubio tra Dio e il denaro! “Non fate della casa del Padre mio un mercato!”. Ecco la grande denuncia profetica di Gesù: il dio mammona si è impossessato del Tempio di Dio. La Pasqua era la grande occasione annuale degli affari, per la vendita degli animali per i sacrifici, per il cambio della moneta di quelli che provenivano dalla diaspora e per la moneta che circolava nel Tempio, dove non si poteva introdurre la moneta “profana” con l’effigie del Cesare. Inoltre, era a Pasqua che si portava la tassa per il tempio. In quei giorni scorreva un fiume di denaro, gestito dalla classe sacerdotale, specie dalla famiglia dei Sommi sacerdoti, Anna e Caifa. Solo per farci un’idea, il Tempio di Gerusalemme era considerato la più grande “banca” dell’antico medio-oriente. Non sbarazziamoci troppo sbrigativamente da questa denuncia, credendo che non ci riguardi o tutt’al più riguardi la chiesa istituzionale. In realtà tutti rischiamo di servire il dio denaro e che questo idolo occupi il posto di Dio nel nostro cuore!
3) È tramontata l’epoca dei “sacrifici”! “ Portate via di qui queste cose”, dice Gesù ai venditori, cacciando via dal Tempio gli animali per i sacrifici. Ma, se non ci sono gli animali, come si faranno i sacrifici?! Se non c’è l’agnello, come celebrare la Pasqua?! È finita l’era dei sacrifici; è tempo di fare un passo in avanti in questa religiosità pagana che pretende di compiacere Dio con i sacrifici! Dio è gratuito nel suo amore; non vuole sacrifici, ma giustizia, amore e compassione! Non diamo per scontato che noi abbiamo compiuto questo passo. Tutti siamo tentati di pensare che Dio ci ama, se… siamo buoni; se adempiamo certi doveri; se andiamo a messa la domenica!… Certe pratiche rischiano di essere fatte con una vera mentalità mercantile, una forma di comprare il favore di Dio. Siamo facilmente “religiosi”, ma lenti a credere!
4) Gesù, il nuovo Santuario. “Distruggete questo tempio [“naòs”, santuario] e in tre giorni lo farò risorgere”, risponde Gesù enigmaticamente ai capi religiosi. I suoi discepoli lo capiranno solo dopo la risurrezione: “Egli parlava del tempio del suo corpo”. Più tardi Gesù dirà alla samaritana: “Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Giovanni 4,23). Gesù è il nuovo e definitivo Tempio/Santuario. Non c’è più uno spazio e un tempo sacro che possa circoscrivere la presenza di Dio. Nel Nuovo Testamento c’è una convinzione che il cristiano è associato a questo nuovo Tempio e nuova liturgia. Dice Pietro: “Quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo” (1 Pietro 2,5). E dice Paolo: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi” (1 Corinzi 3,16-17). Oggi è cresciuta la consapevolezza che non solo il cristiano, ma ogni uomo e donna è Tempio di Dio da rispettare!
Riflessione per la settimana
1) Confrontati con i quattro aspetti sopra accennati per portare avanti la purificazione del Tempio del tuo cuore. Se bisogno ci fosse, chiedi al Signore di intervenire con la “frusta” della sua Parola!
2) Chiediti quanto è cresciuta in te la consapevolezza che ogni uomo/donna è Tempio di Dio