Quando inizia la Messa entriamo in una “'sinfonia' nella quale risuonano varie tonalità di voci, compreso tempi di silenzio“. Il saluto che il celebrante e rivolge al popolo serve a “creare l’ 'accordo' tra tutti i partecipanti”, ovvero “riconoscersi animati da un unico Spirito e per un medesimo fine”. Così Papa Francesco, nel corso dell'Udienza Generale del mercoledì, svolta nell''Aula Paolo VI, in Vaticano, prosegue il nuovo ciclo di catechesi incentre sulllaCelebrazione Eucaristica. La riflessione di oggi verte sui riti di introduzione della Santa Messa. E, soffermandosi sul “segno di croce“, a braccio, invita nonni, mamme e papà a insegnare ai bambini a “farlo bene”.
Conoscere per vivere
Il Papa ricorda che la Messa si compone principalmente di due parti, la “Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica, così strettamente congiunte tra di loro da formare un unico atto di culto”. Introdotta “da alcuni riti preparatori e conclusa da altri, la celebrazione è dunque un unico corpo” che “non si può separare”. Ognuni momento “è capace di toccare e coinvolgere una dimensione della nostra umanità”, afferma ed “è necessario conoscere questi santi segni per vivere pienamente la Messa e assaporare tutta la sua bellezza”.
I riti d'ingresso
La celebrazione si apre con i “riti introduttivi”, che comprendono “l’ingresso, il saluto, l’atto penitenziale, il Kyrie eleison, l’inno del Gloria e l’orazione colletta”. “Il loro scopo – spiega Bergoglio – è di far sì che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia”. Durante il canto d'ingresso, fa notare il Santo Padre, “il sacerdote con gli altri ministri raggiunge processionalmente il presbiterio, e qui saluta l’altare con un inchino e, in segno di venerazione, lo bacia e lo incensa“. Gesti, questi, “che rischiano di passare inosservati”, sono in realtà molto significativi “perché esprimono fin dall’inizio che la Messa è un incontro di amore con Cristo“.
“Insegnate ai bambini il segno della croce”
“Vi è poi il segno della croce”. E qui il Papa, a braccio, lancia un appello agli adulti: “Voi avete visto come i bambini fanno il segno della croce? Non sanno cosa fanno: a volte fanno un disegno, che non è il segno della croce. Per favore: mamma e papà, nonni, insegnate ai bambini, dall’inizio, da piccolini, a fare bene il segno della croce. E spiegategli che è avere come protezione la croce di Gesù“. Riprendendo il discorso scritto, aggiunge: “Tutta la preghiera si muove, per così dire, nello spazio della Santissima Trinità, che è spazio di comunione infinita”, uno spazio che “ha come origine e come fine l’amore di Dio Uno e Trino, manifestato e donato a noi nella Croce di Cristo”. E spiega: “Il suo mistero pasquale è dono della Trinità, e l’Eucaristia scaturisce sempre dal suo cuore trafitto”. Con il segno della croce non solo si fa memoria del “nostro Battesimo, ma affermiamo che la preghiera liturgica è l’incontro con Dio in Cristo Gesù, che per noi si è incarnato, è morto in croce ed è risorto glorioso”.
Una sinfonia di voci e silenzi
Con il saluto del sacerdote, prosegue il Pontefice, entriamo “in una 'sinfonia', nella quale risuonano varie tonalità di voci, compreso tempi di silenzio, in vista di creare l’ 'accordo' tra tutti i partecipanti, cioè di riconoscersi animati da un unico Spirito e per un medesimo fine”. E questo perchè “il saluto sacerdotale e la risposta del popolo manifestano il mistero della Chiesa radunata”. In questa maniera “si esprime la comune fede e il desiderio vicendevole di stare con il Signore e di vivere l’unità con tutta la comunità“. La “sinfonia orante” che si viene a creare “presenta subito un momento molto toccante, perché chi presiede invita tutti a riconoscere i propri peccati”: l’atto penitenziale. “Non si tratta solamente di pensare ai peccati commessi, ma molto di più: è l’invito a confessarsi peccatori davanti a Dio e ai fratelli – spiega Francesco -, con umiltà e sincerità, come il pubblicano al tempio”. E conclude: “Se veramente l’Eucaristia rende presente il passaggio di Cristo dalla morte alla vita, allora la prima cosa che dobbiamo fare è riconoscere quali sono le nostre situazioni di morte per poter risorgere con Lui a vita nuova”.