La lezione di Francesco nella campagna vaccinale. Il caso Marche

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Nella campagna vaccinale risuona l’appello di papa Francesco a immunizzare per primi i fragili. In questa direzione va l’iniziativa della Regione Marche, tra le prime in Italia per numero di vaccini somministrati. Chi è titolare di un’esenzione per motivi sanitari viene immunizzato in via prioritaria.

Accordo con i medici di famiglia

Le Marche sono la prima regione d’Italia per la somministrazione di vaccini ogni 100 abitanti. Nel periodo tra il 1 e il 7 marzo. Con una percentuale dell’82,4%. Cinque punti al di sopra della media nazionale delle somministrazioni. E si classifica tra le prime in Italia per efficienza. La macchina messa in campo dalla Regione consente di somministrare ogni giorno almeno 6 mila vaccini che arriveranno a breve a 10mila. A ciò si aggiunge l’accordo con i medici di famiglia. E il coinvolgimento delle imprese e delle attività lavorative. Con la definizione di uno specifico protocollo d’intesa per l’auto-organizzazione nelle vaccinazioni. Il modello dello screening di massa attuato dalla giunta regionale rappresenta un punto di riferimento a livello nazionale.

Dalla parte dei più deboli

I soggetti più deboli per ragioni mediche possono prenotarsi attraverso la piattaforma informatica della Regione. E vengono vaccinati prima delle altre categorie. In quanto le loro condizioni li espongono al rischio di un decorso più grave del Covid. Inoltre la Regione Marche si propone per la produzione di vaccini da esportare anche in Africa, spiega a Interris.it l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini. “invece dell’export di armi, l’Italia può contraddirsi per quello di vaccini“, evidenzia il responsabile regionale della Salute.

Campagna vaccinale solidale

Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza annuncia iniziative per accelerare l’immunizzazione di massa. “Saranno perseguite tutte le soluzioni possibili. Nessuna esclusa“, spiega. Il titolare del dicastero della Salute condivide la mobilitazione di “prestigiose personalità della comunità scientifica. Del mondo politico e religioso. Dell’associazionismo e del volontariato”. E aggiunge: “Dinanzi ad un’emergenza sanitaria di queste dimensioni non regge l’idea di una proprietà esclusiva dei brevetti. Produrre vaccini deve essere considerato un bene da mettere a disposizione di tutti i Paesi del mondo. Quelli ricchi e fortemente sviluppati. E quelli maggiormente in difficoltà. Con sistemi sanitari più fragili”.

Accesso universale

Il vaccino deve essere “effettivamente un bene comune”. Accessibile a tutte le donne e a tutti gli uomini della terra. “Un diritto di tutti e non un privilegio di pochi”, precisa Speranza. La produzione di vaccini per miliardi di persone ha messo a dura prova il sistema industriale di riferimento. “Ci sono stati ritardi nella consegna delle dosi. Ma la campagna vaccinale non si ferma, va avanti e, giorno dopo giorno, aumenterà la quota di cittadini immunizzati”, assicura Speranza.

Paola Anderlucci: