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La famiglia nel tessuto comunitario. La sfida dell’Anno “Amoris Laetitia”

Ciò che la famiglia rappresenta nell'opera di evangelizzazione che la Chiesa italiana svolge capillarmente in ogni parrocchia sul territorio

Una “comunità cristiana attenta alla vita affettiva delle persone per accompagnare e discernere”. E’ quella proposta dalla Chiesa italiana per l’Anno della Famiglia “Amoris Laetitia“. Padre Marco Vianelli dirige l’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della famiglia. Al Sir commenta l’anno di riflessione sull’esortazione apostolica sinodale indetto dal Papa (19 marzo 2021-26 giugno 2022).famiglia

La funzione della famiglia

Il ritornare all’Amoris Laetitia, secondo padre Vianelli, “dovrà anche consolidare o rilanciare un’attenzione. Da parte della comunità cristiana. Alla vita affettiva delle persone. Non per giudicare. Ma per accompagnare e discernere all’interno di un tessuto comunitario”. Tra le “sfide” per la pastorale, la situazione dei divorziati risposati. “Ci troviamo di fronte ad una storia sempre dolorosa. Nella quale entrare in punta di piedi. E, possibilmente, in ginocchio”, afferma il sacerdote. Che richiama i percorsi di accompagnamento attivi in quasi tutte le diocesi. Oltre al “ponte giuridico-pastorale” voluto dal Papa. Per la verifica delle nullità matrimoniali.Famiglia

Parte viva della Chiesa

“Nonostante le loro ferite, sono anch’essi parte viva della Chiesa che racconta il mistero di Cristo. Forse in passato questo è mancato nella prassi”, afferma padre Vianelli al Sir. Ma “‘Amoris Laetitia’ ne ribadisce l’accoglienza. Prima che come divorziati risposati, quali fratelli e sorelle nella fede”. Sono stati avviati anche percorsi di discernimento. “Altro principio del quale il Papa ci ha restituito il valore. Per discernere responsabilmente come un peccato oggettivo possa in alcune situazioni particolari non essere soggettivamente imputabile. Io, prete, posso riconoscere e far capire alla persona. Che in un determinato caso particolare possono non realizzarsi tutte le condizioni. Affinché alla persona sia imputabile il peccato”. Ma, chiarisce il direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della famiglia, è un processo che va fatto a livello individuale. Con delicatezza e discrezione. E qui “si apre tutta un’esperienza di Chiesa che potrebbe fare la differenza”.

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