C’è un “tentativo di mettere le mani sulle città della Piana di Ninive, attraverso lotte pubbliche o manovre occulte”, che “esercitano effetti negativi per le popolazioni autoctone di questa terra”. E’ la denuncia del Patriarcato di Babilonia dei caldei, che tramite un comunicato, interviene sulle vicende che negli ultimi mesi vanno a delineare la Piana di Ninive come un’“area contesa”, attorno alla quale si giocherebbero anche partite geopolitiche, come quella della possibile, futura proclamazione d’indipendenza della Regione autonoma del Kurdistan iracheno. “Già adesso – riferisce l’Angenzia Fides, che cita la nota diffusa dai canali ufficiali del Patriarcato- si assiste ad una forma strisciante di “Controllo/Invasione” che “sta cancellando i legittimi diritti dei nativi, e li spinge a emigrare o a escludere l’idea di far ritorno alle loro case”.
Diritti dei cristiani a rischio
Secondo i caldei, anche se i rappresentanti delle Istituzioni politiche hanno rassicurato sul rispetto dei diritti di autodeterminazione dei cristiani, le prassi messe in atto sul campo appaiono “esasperanti e inquietanti”. Infatti, aggiungono nel comunicato, “vengono prese decisioni vincolanti sulla testa delle popolazioni locali, mentre l’unico modo giusto di procedere è quello di ascoltare la voce delle persone indigene, rispettare il loro diritto di scegliere la persona giusta per il posto giusto al momento giusto”. Ecco allora l’invito del Patriarcato caldeo, indirizzato a politici e funzionari, “a prendere decisioni solo dopo aver ascoltato le popolazioni locali di ogni città della Piana di Ninive, e a affrontare la ricostruzione attesa dopo la cacciata dei jihadisti dello Stato Islamico coinvolgendo i saggi rappresentanti di quelle città, per prendere decisioni appropriate, comprese quelle da assumere per cambiare amministrazioni locali o per delineare una mappa futura specifica per la regione, in una fase in cui molte circostanze appaiono confuse e indecifrabili”. Inoltre, lo stesso patriarcato definisce “inappropriate” anche molte prese di posizione “espresse da cristiani che non vivono nella regione, e dall’esterno, con le loro interferenze, finiscono per aumentare solo la confusione e la conflittualità etnico-religiosa”.
Interessi geopolitici
Anche se il comunicato non fa espressamente riferimento a vicende specifiche, appaiono evidenti alcune allusioni al caso di Alqosh, la cittadina della Piana storicamente abitata dai cristiani, dove il Consiglio della Provincia irachena di Ninive ha rimosso il sindaco cristiano Abdul Micha, accusato di corruzione, sostituendolo con un dirigente politico locale vicino al Partito Democratico del Kurdistan (Pdk). Una rimozione disposta da Bashar al Kiki, capo del Consiglio provinciale di Ninive, anche lui membro del Pdk. Una notizia che ha suscitato preoccupazione e reazioni negative tra le comunità cristiane autoctone e i cristiani di Alqosh, in buona parte ancora lontani dalle proprie case e ospitati come rifugiati nel Kurdistan e in altre aree mediorientali, dopo essere stati costretti a fuggire, nell’agosto 2014 davanti all’avanzata delle milizie del Daesh. I non molti cristiani già tornati ad Alqosh hanno anche organizzato manifestazioni pubbliche, appoggiate anche dal Partito comunista iracheno, “contro una decisione che diversi osservatori interpretano come una conferma dei disegni coltivati sulla Piana di Ninive e su tutta la Provincia omonima dal governo della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, quello che ha indetto per il prossimo 25 settembre un referendum indipendentista con l’intento di proclamare la secessione unilaterale dall’Iraq”.
La denuncia dei politici
Ma anche i politici cristiani iracheni, come il parlamentare Yonadam Kanna, Segretario generale del Movimento democratico assiro, in recenti interviste denunciano pressioni e operazioni politiche di forze regionali sulle minoranze locali, cristiani compresi, per spingere anche le popolazioni della Piana di Ninive a sostenere la futura indipendenza del Kurdistan iracheno. E dai microfoni della Radio Vaticana, il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, lancia un ulteriore appello: “Basta divisioni, basta conflitti, basta guerre! Devono imparare, e avere rispetto e misericordia per la gente che soffre”.