La Chiesa difende a spada tratta il sacramento della Confessione. Con questo tono è stato diffuso oggi, con l'imprimatur papale, il documento della Penitenzeria Apostolica sulla sacralità e inviolabilità del sigillo sacramentale. Il documento è nato dall'esigenza di una maggiore chiarezza riguardo al sacramento della Riconciliazione la cui legittimità viene da Dio stesso e su cui nessun essere umano può avanzare riserve: “Ogni azione politica o iniziativa legislativa tesa a 'forzare' l'inviolabilità del sigillo sacramentale – recita il documento – costituirebbe un'inaccettabile offesa verso la libertas Ecclesiae, che non riceve la propria legittimazione dai singoli Stati, ma da Dio. Costituirebbe altresì una violazione della libertà religiosa, giuridicamente fondante ogni altra libertà, compresa la libertà di coscienza dei singoli cittadini, sia penitenti sia confessori”. In virtù di tale assunto, per la Chiesa di Roma tale sacramento racchiude l'essenza stessa del Cristianesimo e violare il suo sigillo sarebbe come non rispettare la povertà spirituale insita in ognuno. Per il Cristiano, la Confessione è il luogo dell'incontro con Dio attraverso la Sua misericordia: se, per motivi pratici, questo “luogo” potesse essere violato, cadrebbe persino la fiducia del penitente nel mistero sacramentale: come sottolinea la nota del cardinale penitenziere maggiore, Mauro Piacenza, “Qualora venisse meno la fiducia nel sigillo, i fedeli verrebbero scoraggiati dall’accedere al sacramento della Riconciliazione, e ciò, ovviamente, con grave danno per le anime”.
Scontro di civiltà
Il documento è stato emanato all'indomani dell'approvazione di un disegno di legge in Cile che vuole imporre a tutto il clero di denunciare alla giustizia civile qualsiasi reato contro minori o soggetti vulnerabili. In questo senso, i prelati sarebbero obbligati a denunciare nell'eventualità che alcuni casi emergano durante la confessione del penitente e questo comporterebbe una violazione del sigillo sacramentale. Un caso analogo s'era presentato lo scorso anno in Australia, quando il clero aveva accettato quasi tutte le raccomandazioni formulate dalla Royal Commission per fronteggiare la lotta agli abusi sessuali, tranne la raccomandazione 7.4, con la quale si obbligava il clero a riumuovere il segreto del confessionaledavanti a casi di pedofilia. Per la Chiesa, quest'impostazione mina lo stesso annuncio evangelico che, conforme alla sua missione, si rivolge a tutti i peccatori, nessuno escluso. Lo stesso Vaticano tende a precisare che v'è una differenza tra “l'inviolabile segretezza della Confessione” e le forme di connivenza, poiché il dono sacramentale “proviene direttamente dal diritto divino rivelato“.
Contro i pregiudizi
Secondo la Santa Sede, queste inaccettabili richieste rientrano in un atteggiamento di pregiudizio da parte della società civile, un “pregiudizio negativo” recita il documento, probabilmente alimentato dai recenti scandali degli abusi. Tale atteggiamento è però viziato, poiché “dimentico della vera natura della Chiesa, della sua autentica storia e della reale benefica incidenza che essa ha sempre avuto e ha nella vita degli uomini” e si traduce in una “ingiustificabile 'pretesa' che la Chiesa stessa in talune materie giunga a conformare il proprio ordinamento giuridico agli ordinamenti civili degli Stati nei quali si trova a vivere, quale unica possibile garanzia di correttezza e rettitudine”. La Chiesa alza il dito indicando quest'approccio nell'eccessiva “morbosità” alimentata dalla bulimia di dati offerta dall'attuale mondo dell'informazione. Il documento esprime il suo dissenso nei confronti di un atteggiamento spesso comune a tante persone, spinte dalla voglia spasmodica della notizia e dalla ricerca dello scandalo, spesso “anche tra i credenti”.
Strumento di salvezza
In questo senso, il documento vuole ribadire l'essenza soteriologica del sacramento della Riconciliazione, istituito non per celare segreti, ma per donare la salvezza. Come evidenziato dal documento, il senso profondo della Confessione spesso è ottenebrato dall'attuale “tempo della storia umana così travagliato”, in cui “al crescente progresso tecno-scientifico non sembra corrispondere un adeguato sviluppo etico e sociale, quanto piuttosto una vera e propria 'involuzione' culturale e morale che, dimentica di Dio – se non addirittura ostile – diviene incapace di riconoscere e rispettare, in ogni ambito e a ogni livello, le coordinate essenziali dell’esistenza umana”. Quindi, se “al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore, allora esso non è un progresso, ma una minaccia per l’uomo e per il mondo”, rimarca il testo. Attraverso i sacramenti come la Riconciliazione, dunque, la Chiesa avanza la prerogativa umana della ricerca di Dio per favorire uno sviluppo umano che Jacques Maritain avrebbe definito “integrale“.