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La Cei: “Meno soldi per gli armamenti e più per la famiglia”

Vicinanza al Papa, accoglienza dei migranti e ius soli, stop allo “stile curvaiolo” dei cattolici impegnati in politica, abusi sessuali, famiglia. Sono alcuni dei temi affrontati dal Consiglio permanente della Cei presieduto per la prima volta dal cardinale Bassetti e illustrati dal segretario mons. Galantino.

Ius soli

L'integrazione resta una parola morta, sterile se non passa dal riconoscimento di chi è nato in Italia, parla la nostra lingua, assume la nostra memoria storica e i valori che porta con sé”. Così l'arcivescovo ha sostenuto la proposta dello ius soli per i migranti ribadendo che è “macchiettistico” affermare, come ha fatto qualcuno, che si voglia concedere la cittadinanza “a chiunque mette piede in Italia: dove sta scritto? Io non l'ho visto da nessuna parte” ha ironizzato Galantino. Successivamente, rispondendo a una domanda specifica, ha aggiunto: “Su questa vicenda si stanno scaricando tante tensioni, tutto ciò che di peggio attiene all'immigrazione, a cominciare dalla paura del terrorismo”. Niente “buonismo” ha detto il segretario della Cei ma “precise condizioni: è un contesto di dare-avere di diritti-doveri che devono avere la stessa forza. Si è trovato il modo di accelerare sui diritti delle coppie formate da persone dello stesso sesso – ha aggiunto – si dia almeno la stessa attenzione ai diritti di italiani tenuti senza cittadinanza. La legge era stata approvata alla Camera da chi oggi dice che non vuole saperne. Le condizioni sono cambiate ma parliamone. Il Vaticano non vota, ma la Chiesa è tenuta a richiamare il cuore della questione”.

I cattolici in politica

Il Consiglio ha voluto esprimere un “richiamo ai cattolici impegnati in politica a non contrapporsi tra 'cattolici della morale' e 'cattolici del sociale', a sottrarsi allo stile 'curvaiolo'. Chi cerca di mettere al centro gli ultimi – ha detto mons. Galantino – lo fa per stare al passo col Vangelo. Occorre farlo con prudenza e intelligenza ma non è un optional”.

Abusi sessuali

I vescovi italiani si sono trovati compatti nel ribadire l’esigenza di trovare risposte sempre più puntuali e adeguate rispetto a un tema “grave per la vita della Chiesa” come quello degli abusi. “Non è che dalle linee guida del 2012 siamo rimasti fermi – ha detto il presule – In tante diocesi sono stati creati gruppi di riferimento di sostegno al vescovo”. Il passo ulteriore è ora l'istituzione di una commissione simile a livello nazionale prendendo spunto dalle realtà migliori in questo campo così delicato. Il modello sarà il gruppo formato a Bergamo che sembra funzionare molto bene. La commissione sarà presieduta da mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna, già impegnato nella lotta alla pedofilia, e tra i componenti dovrebbero esserci altri due vescovi che collaborano con lui, il prof. Marano, mons. Baturi, don Ivan Maffeis per la comunicazione, alcuni consulenti e rappresentanti delle vittime. Secondo mons. Galantino le recenti parole del Papa sui ritardi nella lotta alla pedofilia sono ampiamente condivisibili e incoraggianti ma mentre “la Chiesa sta dimostrando che non vuole fermarsi, perché altre realtà non si interrogano? Cosa fa il mondo della scuola, quello dello sport, quello del turismo? La Chiesa dimostra che non vuole arroccarsi, chiede perdono e si impegna”. Quanto alla proposta di obbligo di denuncia da parte dei vescovi, Galantino ha anche ribadito che senza voler minimamente cercare giustificazioni che non sono ammissibili, occorre prudenza prima di sbattere il mostro in prima pagina e ha ricordato i casi dei due sacerdoti suicidatisi per le accuse di pedofilia che la magistratura ha dimostrato essere infondate.

Famiglia

Rispondendo a una domanda sulla conferenza nazionale in corso a Roma, mons. Galantino ha ricordato che il tema famiglia è stato toccato dal card. Bassetti nella sua prolusione, con l'auspicio del riconoscimento del Fattore Famiglia. “Ma non è una posizione di oggi – ha affermato – La posizione della Chiesa su questo fronte è chiara su due punti: il primo è che la famiglia è quella formata da padre, madre e, se Dio li manda, figli. Il secondo è che non parliamo di un bene della Chiesa, bisogna entrare nella logica che è un bene della società. Se il governo conferma la Conferenza nazionale non fa un piacere alla Cei o a Galantino ma a se stesso e se mena il can per l'aia, non fa un dispetto al Papa o alla Chiesa ma alla nazione, alla nostra società”. Basta, ha proseguito, “con i ritardi nell'attenzione fin troppo flebile che si dà alla famiglia. Le venga riservata almeno la stessa caparbietà impiegata nell'affrontare altri tipi di convivenza. Ho già sentito qualcuno dire che non ci sono soldi. Peccato, se ci fossero aiuti reali per le famiglie la loro vita sarebbe più serena e si affronterebbero altri problemi in maniera diversa” disinnescando “la miscela esplosiva in cui non si distingue più cosa sta prima e cosa dopo: prima ci sta il rispetto, il riconoscimento e il sostegno alla famiglia”.

Giovanni XXIII patrono dell'esercito

Mons. Galantino ha riaffermato che la Cei “non è stata coinvolta nella scelta” di proclamare il Papa Buono patrono dei militari. Poi ha espresso “l'apprezzamento per il servizio” svolto e poi ha glissato sulla raccolta di firme promossa da Pax Christi per cancellare la decisione: “Non penso che possa riportare indietro l'orologio. In fondo – ha detto – tutte le categorie hanno un patrono, non credo che uomini e donne che fanno questo lavoro come servizio ma anche per campare non debbano pregare San Giovanni XXIII. Vi pare poco il ruolo che svolgono a servizio della società con l'operazione Strade Sicure? Aiutano tutti a superare un senso di paura. Da parte della Chiesa non c'è un atteggiamento di disprezzo per l'Esercito italiano, meritano sicuramente il nostro apprezzamento per il loro servizio. Solo – ha concluso il vescovo – spenderei meno soldi per gli armamenti e di più per la famiglia, anche se non compete a me dire quanti fucili e quanti aerei servono”.

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