Papa Francesco è arrivato stamattina in auto – una Fiat 500L bianca – alla cattedrale dedicata alla Madre di Dio del Perpetuo Soccorso, sede dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana, dove ha incontrato i vescovi del Kazakistan, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, i seminaristi e gli operatori pastorali.
Il Pontefice è stato accolto davanti alla chiesa parrocchiale da tre bambini accompagnati da una religiosa che gli hanno offerto dei fiori, mentre una famiglia ha eseguito delle musiche tradizionali. Ha ricevuto, quindi, il benvenuto da parte dell’arcivescovo di Astana, monsignor Tomasz Peta, dal vescovo ausiliare e dal parroco.
Insieme percorrono la navata centrale fino ad arrivare al presbiterio, mentre il coro intona un canto. Dopo il saluto liturgico c’è stato l’indirizzo di benvenuto del presidente della Conferenza Episcopale dell’Asia centrale, mons. José Luis Mumbiela Sierra, quindi una lettura, le testimonianze di un sacerdote, di una suora, di una fedele della Chiesa greco-cattolica, di un operatore pastorale. Al discorso del Papa è seguita la preghiera di affidamento a Maria, Regina della Pace. Al termine, prima di salutare individualmente i vescovi e posare con loro per una foto di gruppo, Francesco ha benedetto l’icona di Maria Madre della Grande Steppa.
Papa: “Nessuno è straniero nella Chiesa”
“Sono felice di essere qui in mezzo a voi, di salutare la Conferenza Episcopale dell’Asia Centrale e di incontrare una Chiesa fatta di tanti volti, storie e tradizioni diverse, tutte unite dall’unica fede in Cristo Gesù“. Così ha esordito papa Francesco rivolgendosi ai vescovi e al clero del Kazakistan durante l’incontro nella cattedrale cattolica della capitale kazaka, Nur-Sultan.
“Monsignor Mumbiela Sierra, che ringrazio per le parole di saluto, ha detto: ‘La maggior parte di noi sono stranieri’; è vero, perché provenite da luoghi e Paesi differenti, ma la bellezza della Chiesa è questa: siamo un’unica famiglia, nella quale nessuno è straniero”, ha osservato.
“Lo ripeto: nessuno è straniero nella Chiesa, siamo un solo Popolo santo di Dio arricchito da tanti popoli! – ha sottolineato il Pontefice – E la forza del nostro popolo sacerdotale e santo sta proprio nel fare della diversità una ricchezza attraverso la condivisione di ciò che siamo e di ciò che abbiamo: la nostra piccolezza si moltiplica se la condividiamo”.
“Se oggi in questo vasto Paese, multiculturale e multireligioso, possiamo vedere comunità cristiane vivaci e un senso religioso che attraversa la vita della popolazione, è soprattutto grazie alla ricca storia che vi ha preceduto”, ha affermato Francesco toccando con il clero del Kazakistan il tema della “memoria”. “Penso alla diffusione del cristianesimo nell’Asia centrale – ha ricordato -, avvenuta già nei primissimi secoli, a tanti evangelizzatori e missionari che si sono spesi per diffondere la luce del Vangelo, fondando comunità, santuari, monasteri e luoghi di culto”.
“C’è dunque un’eredità cristiana, ecumenica, che va onorata e custodita, una trasmissione della fede che ha visto protagoniste anche tante persone semplici, tanti nonni e nonne, padri e madri”, ha spiegato. “Nel cammino spirituale ed ecclesiale – ha aggiunto il Papa – non dobbiamo smarrire il ricordo di quanti ci hanno annunciato la fede, perché fare memoria ci aiuta a sviluppare lo spirito di contemplazione per le meraviglie che Dio ha operato nella storia, pur in mezzo alle fatiche della vita e alle fragilità personali e comunitarie”.