Si è aperta questa mattina con la celebrazione della Messa in privato, nella Rappresentanza pontificia a Istanbul, la terza giornata del viaggio apostolico di Papa Francesco in Turchia. Subito dopo la Messa, l’incontro con il Gran Rabbino di Turchia Isak Haleva, che aveva già visto Benedetto XVI nel suo viaggio in Turchia esattamente otto anni fa. Dopo questo incontro Papa Francesco si è recato nella Chiesa di San Giorgio del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli per la Divina liturgia nella Festa di Sant’Andrea apostolo: al suo arrivo al Phanar Francesco è stato accolto dal Patriarca che lo ha anche accompagnato all’interno della Chiesa.
Nel suo discorso, il Patriarca Ortodosso ha annunciato la preparazione del “Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa”, che si terrà ad Istanbul entro l’anno 2016. “Purtroppo – ha aggiunto – la rottura millenaria della comunione eucaristica tra le nostre Chiese non permette ancora la convocazione di un grande comune Concilio Ecumenico. Preghiamo dunque che, ristabilita la piena comunione tra di esse, non tardi a sorgere anche questo grande ed importante giorno. Fino a quel benedetto giorno, la partecipazione di entrambe le nostre Chiese alla vita sinodale dell’altra, si esprimerà attraverso l’invio di osservatori, come già succede, su Vostro cortese invito, durante i Sinodi della Vostra Chiesa e come vogliamo succeda, con l’aiuto di Dio, anche durante la realizzazione del nostro Santo e Grande Sinodo”. Bartolomeo I ha poi continuato a ringraziare Papa Francesco perchè “tra le altre cose, offrite ai Vostri fratelli Ortodossi, la speranza che durante il Vostro tempo, l’avvicinamento delle nostre due grandi antiche Chiese continuerà a edificarsi sulle solide fondamenta della nostra comune tradizione”.
Il Pontefice romano nel suo discorso ha ribadito che “incontrarci, guardare il volto l’uno dell’altro, scambiare l’abbraccio di pace, pregare l’uno per l’altro sono dimensioni essenziali di quel cammino verso il ristabilimento della piena comunione alla quale tendiamo”. Secondo Francesco, “tutto ciò precede e accompagna costantemente quell’altra dimensione essenziale di tale cammino che è il dialogo teologico”. Nel suo discorso il Papa ha sottolineato che la piena comunione non significa “sottomissione l’uno dell’altro ma accoglienza dei doni che Dio ci ha dato”. Per Francesco l’unica cosa che la Chiesa cattolica desidera e che lui ricerca come Vescovo di Roma è la comunione con le Chiese ortodosse. Al termine, il Papa e il Patriarca hanno raggiunto il secondo piano del palazzo patriarcale per la Benedizione ecumenica a cui è seguita, nella Sala del trono, la lettura e la firma della “Dichiarazione Congiunta”.
In tale dichiarazione entrambi ribadiscono la “sincera e ferma intenzione, in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani e soprattutto tra cattolici e ortodossi. Vogliamo inoltre sostenere il dialogo teologico promosso dalla Commissione Mista Internazionale, che, istituita esattamente trentacinque anni fa dal Patriarca Ecumenico Dimitrios e da Papa Giovanni Paolo II qui al Fanar, sta trattando attualmente le questioni più difficili che hanno segnato la storia della nostra divisione e che richiedono uno studio attento e approfondito”.
Nella dichiarazione si è poi espressa preoccupazione “per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente. Siamo uniti nel desiderio di pace e di stabilità e nella volontà di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione. Riconoscendo gli sforzi già fatti per offrire assistenza alla regione, ci appelliamo al contempo a tutti coloro che hanno la responsabilità del destino dei popoli affinché intensifichino il loro impegno per le comunità che soffrono e consentano loro, comprese quelle cristiane, di rimanere nella loro terra natia. Non possiamo rassegnarci a un Medio Oriente senza i cristiani, che lì hanno professato il nome di Gesù per duemila anni. Molti nostri fratelli e sorelle sono perseguitati e sono stati costretti con la violenza a lasciare le loro case. Sembra addirittura che si sia perduto il valore della vita umana e che la persona umana non abbia più importanza e possa essere sacrificata ad altri interessi. E tutto questo, tragicamente, incontra l’indifferenza di molti”. Perchè “Le grandi sfide che ha di fronte il mondo nella situazione attuale, richiedono la solidarietà di tutte le persone di buona volontà.
Pertanto, “riconosciamo l’importanza anche della promozione di un dialogo costruttivo con l’Islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia. Ispirati da comuni valori e rafforzati da un genuino sentimento fraterno, musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra. Inoltre, come leader cristiani, esortiamo tutti i leader religiosi a proseguire e a rafforzare il dialogo interreligioso e a compiere ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà fra le persone e fra i popoli”.
Infine non è mancata la comune preghiera “per la pace in Ucraina, un Paese con un’antica tradizione cristiana, e facciamo appello alle parti coinvolte nel conflitto a ricercare il cammino del dialogo e del rispetto del diritto internazionale per mettere fine al conflitto e permettere a tutti gli Ucraini di vivere in armonia”. Papa Francesco sarà ospite a pranzo di Bartolomeo I nel Patriarcato Ecumenico e nel primo pomeriggio, prima di lasciare Istanbul, incontrerà nel giardino della Residenza pontificia, gli alunni dell’Oratorio salesiano. La partenza è prevista alle 17.00 e l’arrivo a Roma all’aeroporto di Ciampino, alle 18.40.