Iraq, Patriarca caldeo esorta i fedeli alla speranza

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“Oggi abbiamo celebrato la nascita di Gesù Cristo, in condizioni di estrema difficoltà e di dolore. Abbiamo festeggiato la ricorrenza in questa realtà di sfollati, lontani dalle nostre case e dalle nostre città, ma tutto questo non è la fine del mondo”. È questo il messaggio che Mar Louis Raphael I Sako ha rivolto ai fedeli durante l’omelia ad Erbil, sottolineando che la nascita di Gesù può ridonare “nuova speranza, affinché possiamo riprendere possesso di ciò che abbiamo lasciato alle nostre spalle, perché possiamo ricostruire ciò che è stato danneggiato, ristrutturare quello che è stato rovinato, riunire quanti sono stati divisi e riportare a casa tutti gli sfollati”. Mar Sako ha così ricordato nel suo messaggio che la festa del Natale è motivo di rinnovata speranza auspicando un futuro di pace, armonia e convivenza.

“La nostra situazione – ha aggiunto – è ancora oggi critica e tragica e i nostri fratelli sfollati cristiani, musulmani, yazidi a shabak non riescono a scorgere, all’orizzonte, una soluzione rapida al problema. Grazie alla Chiesa e alle persone di buona volontà, i cristiani possono vivere in piccole stanze o nelle tende; tuttavia, a livello psicologico sono sempre preoccupati per le loro città, per le loro case, il loro lavoro e temono per la loro vita e per il futuro dei loro figli. Costoro hanno bisogno di essere rassicurati che non sono soli né abbandonati, o dimenticati. Per questo, sono a chiedervi col cuore in mano di pregare per loro, affinché mantengano vivo il loro coraggio, la speranza e la fiducia in Dio, loro padre. Ho voluto celebrare la messa di Natale con loro, in una tenda del campo, per manifestare loro la vicinanza della Chiesa, che è sempre pronta e desiderosa di servirli e aiutarli”.

Infine il Patriarca caldeo e presidente della Conferenza episcopale irakena ha aggiunto: “il cristianesimo deve restare in questa terra benedetta, quale messaggio di amore e tolleranza come Cristo ha comandato. Siamo determinati a proseguire nel nostro amore per tutti i cittadini, senza eccezioni e di vivere con loro in pace e sicurezza. Non vediamo l’ora di poter tornare nelle nostre case, nelle nostre città, sperando che possano essere presto liberate e protette. Questa è la nostra terra, la nostra storia, la nostra identità. Per noi, questa è la terra promessa”.

don Marco Mondelci: