Dall’Iraq una proposta di pace per il Medio Oriente

I vescovi Caldei: “Due popoli due Stati: la soluzione per la pace in Terra Santa”

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L’assemblea dei vescovi si è svolta alla sede patriarcale di Al-Mansour. Prima di iniziare i lavori i presuli hanno inviato una lettera al Pontefice “chiedendo la sua benedizione paterna e le sue preghiere affinché le discussioni del Sinodo siano fruttuose per il benessere della Chiesa e del Paese”.  Due popoli, due Stati. I vescovi Caldei, riuniti a Baghdad per l’annuale Sinodo della Chiesa caldea, guardano con preoccupazione ai tanti conflitti che lacerano il Medio Oriente. Puntando lo sguardo soprattutto sulla situazione in Terra Santa. Diversi i temi affrontanti. Ogni riunione si è svolta “in un clima di familiarità, democrazia e fratellanza, che ha permesso loro di mettere in luce alcuni aspetti” sulla vita delle comunità cristiane che vivono in Medio Oriente, a partire dalla guerra in Terra Santa e dalle sue conseguenze sull’intera regione.

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Messaggio dall’Iraq

I vescovi del Sinodo caldeo presieduto dal patriarca Louis Raphael Sako, oltre a esprimere “la loro profonda preoccupazione”, “condannano la violenza sotto tutte le forme”. Quindi l’invito, rivolto alla comunità internazionale. Affinché si adoperi seriamente “a proteggere e affermare sempre la pace”. Così da “porre fine immediatamente alla guerra”. Sulle possibili soluzioni, i vescovi caldei sposano la linea che più volte ha espresso anche Papa Francesco. Ovvero quella dei due popoli in due Stati “confinanti che vivano in pace, sicurezza, stabilità e fiducia reciproca”. Lo sguardo dei Vescovi caldei, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides, è andato poi al popolo cristiano che vive nella regione. Un popolo che “ha sofferto molto negli ultimi due decenni a causa della privazione dei propri diritti, dell’emarginazione, dell’esclusione” sociale e per il sequestro “di beni e proprietà”. Soprusi “che hanno costretto molti cristiani a emigrare in cerca di un ambiente migliore”.

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Appello

I vescovi invitano pertanto “il nostro stimato governo a essere equo nel trattamento della comunità cristiana. Dando loro fiducia e rafforzando la cooperazione, a livello nazionale, beneficiando delle competenze di tutti per sviluppare questo Paese”. Dal Sinodo, inoltre, arriva anche la richiesta, sempre indirizzata al governo, di “rispettare pienamente i loro diritti come cittadini, con pari rappresentanza e occupazione”. Da qui anche una riflessione sul futuro dei cristiani in Medio Oriente. Riguardo a questo tema, il Sinodo caldeo rinnova “l’appello del patriarca Sako all’unità e alla solidarietà. La nostra fede e la nostra terra sono i pilastri che ci accomunano”.