Occorre abbassare subito la tensione tra Iran e Israele. “Dobbiamo smettere di puntare a affermare la nostra supremazia. Investendo tempo, energia e risorse in tecniche e strategie innovative che lasciano sbigottiti e ci allontanano dalla luce. Solo così è possibile riaprire le porte alla pace in Medio Oriente e in tutto il mondo”. A lanciare l’appello contro la guerra attraverso l’agenzia missionaria vaticana Fides è monsignor Dominique Joseph Mathieu. Francescano conventuale. Arcivescovo di Teheran-Ispahan dei latini. E futuro cardinale nel concistoro dell’otto dicembre. La capitale iraniana dove l’arcivescovo Mathieu esercita il suo ministero episcopale è stata colpita dall’attacco aereo delle forze armate israeliane, insieme a altre aree del Paese. L’attacco israeliano all’Iran, concordato con gli Stati Uniti d’America, ha colpito soprattutto obiettivi militari. L’arcidiocesi di Teheran-Ispahan dei latini si occupa della cura pastorale di tutti i cattolici di rito latino (circa 2mila) presenti in Iran. L’intero territorio dell’arcidiocesi è suddiviso in quattro parrocchie.
Afferma l’arcivescovo di Teheran: “Papa Francesco ci ricorda costantemente l’urgenza di porre fine alle guerre. Poiché esse generano solo morte e oscurità. È il momento di smettere di distogliere lo sguardo e di affrontare le tensioni e i conflitti con coraggio e trasparenza. Solo attraverso l’incontro autentico con l’altro può nascere quella scintilla che ci invita a vivere come fratelli e sorelle nella casa comune che ci è stata affidata dal Creatore. Nostro Signore Dio, fattosi amore, ci spinge a impegnarci in una missione di amore verso tutta la creazione e ogni sua creatura”. In Iran politici e militari continuano a affermare che ci sarà una reazione. E l’intelligence israeliana – riferisce Anbamed – “sostiene che si attendono che Teheran lanci cento missili balistici sul territorio israeliano”. A New York si è svolta una riunione del Consiglio di Sicurezza, su richiesta dell’Iran sostenuta da Russia, Cina e Algeria. Aggiunge il presule: “La possibilità di non essere risucchiati dal vortice della violenza appare sospesa al prevalere di opzioni politiche. Che riconoscano la prospettiva della tregua e della fine delle ritorsioni come unica strada realista per fuggire al caos. E por fine al dolore di interi popoli. Possiamo diventare veri testimoni di pace. Non limitiamoci a sognare la pace. Realizziamola concretamente attraverso azioni di riconciliazione e unità“.
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