Le iniziative della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nell’emisfero australe

"Favorire delle celebrazioni comunitarie così da riaffermare l’importanza dell’ecumenismo nella vita quotidiana": è lo scopo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nell’emisfero australe

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«Un’occasione per superare le barriere e costruire ponti»: è l’obiettivo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nell’emisfero australe. L’iniziativa si è aperta domenica 12 maggio per concludersi il 19, domenica di Pentecoste. L’idea risale agli anni ’20 quando i fedeli espressero il desiderio di rileggere la Pentecoste come modello di unità nella diversità.

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nell’emisfero australe

«Un’occasione per superare le barriere e costruire ponti»: con questo obiettivo è stata presentata la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani in Brasile, dove, come in altri paesi dell’emisfero australe, l’annuale iniziativa si è aperta domenica 12 maggio per concludersi il 19, domenica di Pentecoste.

La tradizione di celebrarla nella settimana che precede, e talvolta in quella che segue, la Pentecoste risale agli anni ’20 del secolo scorso quando la Commissione Fede e Costituzione, impegnata nella ricerca di strade per superare le divisioni tra cristiani, lanciò l’idea, raccogliendo le richieste di alcuni membri, di rileggere la Pentecoste come modello di unità nella diversità; negli anni la proposta di Fede e Costituzione si è venuta affermando soprattutto nell’emisfero australe, creando una certa “concorrenza” con l’Ottavario per l’unità, dal 18 al 25 gennaio, promosso dalla Chiesa cattolica all’inizio del XX secolo, anche se, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, cominciò a svilupparsi, in alcuni ristretti circoli, una riflessione per superare la doppia celebrazione.

Il decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio

Dopo la promulgazione del decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio (21 novembre 1964) al Concilio Vaticano II , venne avviata una collaborazione ufficiale tra la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico delle Chiese proprio per testimoniare la comune volontà alla costruzione dell’unità dei cristiani; la celebrazione della Settimana di preghiera fu uno dei primi argomenti all’ordine del giorno tanto che si giunse, nel 1968, alla decisione di scegliere un tema comune, radicato sulle Scritture, per tutti i cristiani, lasciando la libertà di celebrare la Settimana in gennaio o intorno alla Pentecoste, nel rispetto di una pluralità di tradizioni ecumeniche. Dal 1975 la redazione del testo per la Settimana è affidata ogni anno a un gruppo locale. Per il 2024 si possono leggere le preghiere e le riflessioni preparate dai cristiani del Burkina Faso, insieme a un gruppo della Comunità Chemin Neuf, a partire da un passo del Vangelo di Luca (10, 27): «Ama il Signore Dio tuo […] e ama il prossimo tuo come te stesso».

La settimana di preghiera in Brasile

In Brasile, dove le iniziative sono coordinate dal Conselho Nacional de Igrejas Cristãs (del quale fa parte, fin dalla fondazione, la Chiesa cattolica), l’accento è stato posto sull’importanza di cogliere le ricchezze delle diverse tradizioni cristiane per rafforzare i rapporti di fraternità non solo nelle Chiese ma anche nella società brasiliana; nelle numerose iniziative, a livello nazionale, regionale e locale, non solo di preghiera, si è voluto così riaffermare l’impegno quotidiano dei cristiani per la pace così da vivere la Settimana «in modo inclusivo, riconoscendo che il vero amore per Dio si manifesta nell’amore e nel rispetto per gli altri».

In America Latina: “Gli altri sono fratelli”

Mentre in Argentina e in Colombia la Settimana di preghiera inizierà con la domenica di Pentecoste, in Bolivia, dove vi prendono parte le Chiese cattolica, copta, evangelica metodista, evangelica luterana, anglicana pentecostale, siro-ortodossa di Antiochia e pentecostale, l’evento si è aperto il 12 maggio con una preghiera, trasmessa via zoom, durante la quale il reverendo Carlos Poma, vescovo emerito metodista, ha ricordato che i cristiani «non devono essere giudici ma vicini di casa»; per il vescovo metodista la Settimana deve essere un’occasione per riflettere su come sostenere «coloro che hanno bisogno di aiuto, anche se queste persone si sono messe nei guai per colpa loro o per imprudenza: siamo chiamati a riconoscere negli altri un fratello intimo, a vedere in loro il volto di Cristo, indipendentemente dal loro credo, dalla nazionalità o razza».

Le celebrazioni comunitarie in Australia e Nuova Zelanda

In Australia, dove si celebra dal 12 al 19 maggio, come in Nuova Zelanda e nelle altre isole del Pacifico, il National Council of Churches, oltre a mettere a disposizione come ogni anno riflessioni e strumenti per favorire delle celebrazioni comunitarie così da riaffermare l’importanza dell’ecumenismo nella vita quotidiana, ha proposto a tutti i cristiani di dedicare, ogni giorno, all’ora di pranzo, un momento di preghiera per l’unità dei cristiani: con tale iniziativa il National Council of Churches (del quale fa parte la Chiesa cattolica), ha voluto chiedere un impegno concreto per la riconciliazione che «è stata indebolita anche dall’impoverimento spirituale e dalla ricerca di facili guadagni: in questa situazione l’imperativo di testimoniare l’amore di Dio è ancora più urgente».

Da: L’Osservatore Romano