Da più di 14 anni un gruppo di suore indonesiane promuove metodi di agricoltura biologica in grado di salvaguardare l’ambiente e provvedere al sostentamento della popolazione, dimostrando l’attenzione all’ambiente e al creato auspicato da papa Francesco nella nuova enciclica “Laudato sì. Sulla cura della casa comune”, pubblicata oggi. Le tre religiose, dopo aver ottenuto recentemente il certificato di qualità governativo, stanno per commercializzare un particolare tipo di riso completamente “bio”, una scelta controcorrente in un Paese dove i prodotti biologici hanno alti costi di lavorazione ma poco margine di guadagno. Sono infatti appannaggio dalla fetta di società più ricca che può permettersi alimenti molto costosi.
Attualmente, sono pochi i contadini che optano per la produzione di prodotti biologici perché non offrono gli stessi margini in quantità e guadagno rispetto ai prodotti di massa. Un altro ostacolo alla diffusione dei prodotti bio è la poca conoscenza delle tecniche di coltivazione che, ancora oggi, riguarda una buona parte del settore agricolo locale. In questo contesto, la diocesi di Purwokerto – nello Java centrale – ha sostenuto con forza il lavoro di tre suore cattoliche della Congregazione delle figlie di Maria e Giuseppe (Pmy); negli ultimi 3 lustri le religiose hanno promosso un progetto di agricoltura biologica nella loro residenza di Purwosari coninvolgendo l’intera comunità e attirando l’attenzione anche dei non cristiani, nel Paese musulmano più popoloso al mondo in cui i cattolici sono una sparuta (3% circa) minoranza.
A lanciare l’iniziativa è suor Alfonsa Triatmi, assieme alle consorelle suor Bernadetta e suor Franziska, con il sostegno del vescovo di Purwokerto mons. Julianus Sunarka. Il gruppo si avvale della collaborazione di un laico, Albertus Dwi Widyatmojo – meglio noto con il soprannome di “Bejo” – una sorta di tuttofare che ha contribuito in maniera decisiva all’affermazione dell’attività. Alla presenza di autorità e amministratori, a inizio giugno il trio ha lanciato la produzione del riso biologico, che ha ottenuto la certificazione di qualità ministeriale al termine di un lungo percorso di analisi e ispezioni durato tre anni. Il dipartimento preposto alla produzione alimentare – l’Indonesian Organic Farming Certification (Inofice) – ha dato infine il via libera alla commercializzazione, perché il cereale risponde agli standard di qualità previsti (Sni).
Oggi oltre 140 famiglie del distretto si sono unite alla comunità per la produzione del “bio riso”. “Ed è coinvolto solo un piccolo numero di agricoltori cattolici – spiega suor Alfonsa – perché la maggioranza sono musulmani, con i quali abbiamo intrecciato un saldo legame di amicizia”. “Il mio punto di vista – conclude la religiosa Pmy – è chiaro e semplice: voglio educare contadini e agricoltori alla produzione di alimenti biologici, nel contesto di un programma di sviluppo ambientale ecosostenibile”. Una sorta di apostolato laico e “del mondo”, come sono solite chiamarlo, che apre le porte all’autentica integrazione oltre i limiti delle differenze culturali e religiose.