Il messaggio dall’Indonesia alla Chiesa universale

Fuori dall'ipoteca colonialista. La sorprendente storia delle missioni cattoliche nell’arcipelago indonesiano

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Indonesia. Foto di Crispin Jones su Unsplash

La Chiesa dell’Indonesia (oggi 10 milioni di battezzati cattolici in diocesi, secondo i dati accreditati dalla Conferenza episcopale) è ancora una “Chiesa giovane. E dagli anni ’60 si è configurata in linea con lo spirito del Concilio Vaticano II. I cattolici sono integrati nelle culture della nazione indonesiana e oggi ne sono riconosciuti come parte integrante. L’assenza di missionari cattolici, durata 200 anni, fu dovuta all’ostilità e gli scontri tra cristiani in Europa, che subito ebbero ripercussioni nelle colonie. Nella storia della missione della Chiesa cattolica in Indonesia, per due secoli (1605-1807) non c’è stato nessun sacerdote o missionario cattolico nelle migliaia di isole dell’arcipelago. E’ uno dei passaggi della storia del cattolicesimo in Indonesia, sottolinea l’agenzia missionaria vaticana. I missionari portoghesi erano giunti in Indonesia all’inizio del XVI secolo. Tra loro anche san Francesco Saverio aveva portato il Vangelo nel isole Molucche nel 1546.
Fides cita padre Armada Riyanto, religioso vincenziano, autore del saggio “The Catholic Mission in Indonesia and Propaganda Fide. A Historical Overview”. Con l’arrivo della Compagnia olandese delle Indie orientali (Vereenigde Oostindische Compagnie, VOC) fondata nel 1602, tutti i sacerdoti cattolici furono espulsi dall’Indonesia, alcuni uccisi.

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La moschea di Istiqlal, in Indonesia. Foto di Rifki Kurniawan su Unsplash

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I cattolici esistenti – attesta nel suo saggio padre Armada Riyanto, che è rettore della Scuola di filosofia e teologia “Widya Sasana”, a Malang, nella parte orientale di Giava – vennero registrati come cristiani calvinisti e le chiese cattoliche esistenti furono chiuse o convertite in chiese protestanti calviniste. Le comunità cattoliche nelle isole Molucche furono sciolte e, ad esempio, la fiorente comunità cattolica di Ambon fu trasformata in comunità protestante. Per 200 anni, in isole come Flores i battezzati cattolici, pur senza pastori, continuarono a pregare e a vivere nella fede come l’avevano ricevuta dai missionari portoghesi. E’ quella che, nel Museo storico della Cattedrale di Giacarta, si definisce una “chiesa sotterranea”, che durò per 200 anni. “Avvenne solo per un miracolo dello Spirito Santo”, nota padre Armada Riyanto.

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Foto di iStrfry , Marcus su Unsplash

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Durante l’occupazione giapponese (1942-1945), nel corso della Seconda guerra mondiale, il processo subì un rallentamento. I missionari vennero detenuti nei campi di concentramento. In diverse aree, i terreni dei Vicariati vennero occupati e molte cappelle furono demolite. Dopo la fine della guerra, la missione riprese iniziando a ripristinare ciò che era stato cancellato e distrutto negli anni precedenti. Il 1961 fu l’anno in cui la Chiesa cattolica in Indonesia divenne definitivamente la “Chiesa indonesiana”, grazie alla Bolla “Quod Christus Adorandus” di Papa Giovanni XXIII che istituì la gerarchia cattolica e eresse a diocesi le circoscrizioni ecclesiastiche in Indonesia. Si attivarono corsi di istruzione superiore in discipline pastorali e catechesi per laici e nacquero istituti di formazione filosofica a e teologica a Giava, Flores, Sumatra, Timor e altre isole.