Sos Indonesia. L’agenzia missionaria vaticana Fides riferisce di zone di foresta, tranquilli villaggi di popolazioni indigene improvvisamente occupati dal dispiegamento massiccio di unità militari nella regione indonesiana della Papua. Ciò “sta diventando una costante che sconvolge la vita di una intera regione, con il suo patrimonio umano e naturalistico”. E’ quanto è accaduto agli abitanti di cinque villaggi nel distretto di Oksop (nel centro della Papua, territorio della diocesi di Jayapura) che, alla fine di novembre, a causa dello stanziamento di unità militari, sono fuggiti in altre zone, come il vicino distretto di Oksibil. “La presenza dei militari nel distretto di Oksop ha creato paura e insicurezza nella comunità. Diverse azioni intraprese dai militari, come l’installazione di postazioni all’interno delle chiese e l’uso di strutture pubbliche senza permesso, hanno ulteriormente aggravato la situazione”, racconta a Fides padre Alexandro Rangga, frate minore e direttore della Commissione “Giustizia, pace e integrità del Creato” della Papua. Secondo la Commissione dei frati minori, vi sono 300 persone sfollate in altri villaggi, mentre molte altre hanno scelto di nascondersi nella foresta. “Il problema di fondo nella Papua è la modalità del governo centrale indonesiano che porta avanti progetti nazionali con un approccio militare. Inoltre la presenza massiccia di militari comporta anche attività promosse dagli stessi apparati militari, con conflitti di interesse e operazioni al limite della legalità“, aggiunge il francescano.
Allarme Indonesia
Conferma la diocesi di Jayapura: “La situazione della sicurezza nel distretto di Oksop non è ancora favorevole. Le comunità di rifugiati sono restie a tornare nei loro villaggi di origine perché hanno paura”. La presenza di un numero crescente di truppe aumentato la tensione. “Gli sfollati hanno vissuto esperienze traumatiche quando hanno dovuto lasciare le loro case”, sottolinea il francescano. In risposta a questa situazione di emergenza, la diocesi di Jayapura e la Commissione “Giustizia, pace e integrità del Creato” si appellano al governo. Chiedendo di “ritirare le forze militari dal distretto di Oksop”. E di “aprire uno spazio di dialogo per trovare una soluzione pacifica”. Fornendo nel frattempo “adeguata assistenza umanitaria ai rifugiati”. La via del dialogo, commenta il francescano, “è l’unico modo per porre fine alla violenza e costruire una pace sostenibile in Papua“. Intanto il ministero indonesiano dell’Ambiente e delle foreste, evidenzia Lifegate, ha riconosciuto legalmente i diritti di otto comunità tradizionali su 22.549 ettari di foreste ancestrali ad Aceh (225 chilometri quadrati). I mukim (la suddivisione amministrativa si chiama così) che hanno beneficiato della decisione sono Blang Birah, Krueng e Kuta Jeumpa, nel distretto di Bireuen. Paloh, Kunyet e Beungga, nel distretto di Pidie. Krueng Sabee e Panga Pasi, nel distretto di Aceh Jaya.