Tensioni in India, mobilitazione cristiana per la concordia

Sinodo

Foto di Martijn Vonk su Unsplash

Sempre più gravi le violenze interetniche nel nord-est dell’India. A cercare un terreno di incontro sono enti delle Chiese cristiane. Come  l’Organizzazione giovanile cattolica di Manipur, la All Manipur Christian Organization. O il “Forum interreligioso per la pace e l’armonia del Manipur”, avviato dall’arcivescovo cattolico Thomas Menamparampil,
I Meitei, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides, costituiscono circa il 60% della sua popolazione. E sono concentrati nelle aree più prospere della valle attorno alla capitale dello stato, Imphal. Le tribù minoritarie, Kuki-Zo e Naga vivono nei distretti collinari circostanti il valle. La Costituzione indiana identifica alcune tribù storicamente emarginate (le cosiddette “Scheduled tribes”) come destinatarie di  programmi specifici di sviluppo, istruzione, quote di terreni. I  Meitei da alcuni anni chiedevano di ottenere status di “Scheduled tribes”, per accedere a questi programmi e privilegi. E lo avevano ottenuto nel marzo del 2023, grazie alla sentenza di un tribunale locale. Proprio a causa di questa sentenza, gli altri gruppi tribali minoritari hanno organizzato  marce di protesta, sfociate poi in violenza e in vera guerra civile . L’ordinanza del tribunale è stata ora revocata, a febbraio 2024, dall’Alta Corte del Manipur, che l’ha definita in contrasto con la Costituzione. Sulla base di questo elemento fattuale  – affermano i gruppi cristiani – il conflitto si potrebbe e si dovrebbe disinnescare.

Foto di suraj kardile su Unsplash

Tensioni in India

E invece il tormentato territorio dello stato del Manipur, in India Nordorientale, dà segnali di tensione e nuova violenza. All’indomani delle elezioni generali, mentre  Narendra Modi,  leader del partito nazionalista Bharatiya Janata Party (BJP),  si è insediato a Nuova Delhi, si nota che la popolazione dello stato del Manipur ha sconfessato il governo locale (il Primo Ministro dello stato è N. Biren Singh, del BJP) e ha accordato la sua fiducia alla coalizione di opposizione, “INDIA”, guidata dal Partito del Congresso, eleggendo come suoi rappresentanti in Parlamento (per i due distretti elettorali esistenti) due membri dell’opposizione. Nei mesi scorsi, i leader nazionali del Partito del Congresso si sono più volte espressi sulla urgenza di  una soluzione alla crisi per garantire  la pacificazione, criticando il BJP per non aver fermato le violenze. L’ultima ondata ha riguardato il distretto di Jiribam, dove si sono registrati  incendi di villaggi tra membri dei gruppi Meitei  e  i Kuki: l’incidente mostra il perdurare delle tensioni etniche nel Manipur.

New Delhi, in India. Foto di Junaid Ahmad Ansari su Unsplash

Via d’uscita

Secondo la polizia locale, più di 1.000 persone a Jiribam, appartenenti alle comunità Meitei e Kuki-Zo, sono state sfollate e trasferite in campi di soccorso, in aree distanti tra loro. Gli scontri tra la comunità Meitei, a maggioranza induista, e la tribù Kuki-Zo, a maggioranza cristiana, hanno causato finora più di 220 vittime e lo sfollamento di altri 67.000, secondo  dati del governo, racconta Fides. Secondo alcuni analisti, il BJP, che guida il governo statale in Manipur, ha cercato di sfruttare   la violenza per coglierne un guadagno politico, ma con il voto delle recenti elezioni la popolazione ha voluto esprimere il suo malcontento verso il governo statale che, come via d’uscita, aveva solo separato temporaneamente le due comunità.

Giacomo Galeazzi: