In India non si ferma la persecuzione contro i cristiani e non mancano le cariche della polizia contro coloro che protestano nei confronti di questo genere di violenze.”Siamo preoccupati per i continui abusi e per le ripetute false accuse di conversioni mosse contro i pastori pentecostali in Rajashtan. È davvero ironico che la polizia, che per legge ha il dovere di proteggere i cittadini, abbia accompagnato i fondamentalisti sul luogo” ha dichiarato Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic). Oltretutto, aggiunge il leader cristiano, “il servizio di preghiera si stava svolgendo nell’intimità della casa di un privato cittadino. Il pastore non stava facendo nulla di illegale, la libertà di culto è una garanzia costituzionale. Eppure le forze della destra indù portano avanti il loro regno di terrore, violano la legge e aggrediscono la vulnerabile minoranza cristiana”.
Il fatto è avvenuto in Rajasthan, ad Haldad, nel distretto di Barwani, i militanti hanno fatto irruzione nell’abitazione del cittadino cristiano accusando i presenti di conversioni forzate. Arrestati il pastore pentecostale e il proprietario di casa che sono stati rilasciati solo dopo ore di interrogatorio. Dal 2008 il Paese è in attesa di ratifica finale una legge anti-conversione, che vorrebbe proibire le conversioni che avvengono “tramite forza, coercizione o frode” e condanna chi le pratica a cinque anni di prigione e ad una sanzione pecuniaria. Tuttavia, questi provvedimenti, già in vigore in Madhya Pradesh, Gujarat, Chhattisgarh e Himanachal Pradesh, vengono usati come strumento politico contro le minoranze, in particolare per frenare le conversioni dall’induismo al cristianesimo.