L’impegno della Chiesa in India contro le discriminazioni. I cattolici si mobilitano oggi per superare il sistema gerarchico di stratificazione sociale, rigorosamente ereditario. Una struttura formalmente abolita in India nel 1950. Ma, di fatto, ancora radicata nella mentalità. E che determina tuttora la suddivisione del lavoro, influenza la corsa ai posti di potere. I cosiddetti “intoccabili” continuano a essere gli ultimi nella società indiana, vittime di violenze e abusi della loro dignità. La comunità cattolica, quindi, ha sempre avuto “un’occhi particolare” per questa categoria di persone emarginate e vulnerabili. E, a partire dal 2007, ha promosso e istituito una speciale giornata. Con manifestazioni, attività, incontri, dibattiti, liturgie e cortei. Organizzati, in tutta la nazione, da un apposito ufficio in seno alla Conferenza episcopale cattolica indiana (Cbci). In collaborazione con il “Consiglio Nazionale delle Chiese dell’India”. Forum che riunisce le Chiese protestanti e ortodosse.
Chiesa in India
La questione è di carattere nazionale. Secondo stime ufficiali, i dalit in India sono oltre 300 milioni (circa il 25% degli 1,3 miliardi di cittadini). E, sottolinea l’agenzia missionaria vaticana Fides, tra le minoranze cristiane e musulmane, è molto diffuso lo stigma dell’intoccabilità. In particolare, i dalit rappresentano circa il 60% dei 28 milioni di cristiani indiani. Ciò significa sperimentare nella maggior parte delle comunità l’emarginazione. E l’esclusione sociale, economica, culturale e politica. Nella domenica per la liberazione dei dalit (che ricorre oggi) si parla, ci si confronta. Si prega per libertà dall’oppressione e dalla discriminazione. L’obiettivo è rimarcare una drammatica contraddizione Da un lato, infatti, la convivenza civile è regolata da una Costituzione che garantisce giustizia, uguaglianza, parità di diritti e di opportunità a ogni cittadino. Dall’altro c’è la condizione dei dalit. Ancora segnati dallo stigma sociale, spesso rifiutati da tutti. Si tratta, secondo i vescovi indiani, di una violazione intollerabile e di un vulnus democratico. “I dalit sono figli e figli e di Dio. E in quanto tali, la loro dignità inalienabile va riaffermata senza condizioni“, sostiene l’episcopato dell’India.