“I cristiani in diverse parti dell’India e specialmente nel distretto di Kandhamal in Orissa [Stato federato dell’India orientale affacciato sul golfo del Bengala] hanno bisogno di costante preghiera e del sostegno da parte di tutti, più specialmente nel tempo di Quaresima”. E’ l’appello fatto attraverso l’Agenzia Fides, l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, dell’Arcivescovo John Barwa, religioso della Società del Verbo Divino (Svd) che guida i battezzati nell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, capitale del popoloso stato di Orissa.
“In Quaresima – scrive l’Arcivescovo – la Chiesa cattolica vive un periodo di rinnovamento spirituale, un tempo per prepararsi a celebrare la resurrezione di Cristo. La Quaresima è un tempo in cui i cristiani osservano un periodo di digiuno, pentimento, moderazione, disciplina spirituale. Lo scopo è quello di avvicinare il cuore a Gesù e riflettere sulla sua sofferenza e il suo sacrificio, sulla sua vita, morte e risurrezione”.
In questo tempo Mons. Barwa ricorda “l’agonia, la sofferenza, il dolore e i traumi psicologici che ancora toccano il popolo cristiano nel distretto di Kandhamal, a 9 anni dalla violenza di massa contro i cristiani”.
Quella vissuta dai fedeli nel distretto di Kandhamal è stata una pagina buia della storia indiana. Si è trattato della peggiore ondata di violenza mai registrata a danno dei cristiani. Scatenatasi nell’agosto 2008 – dopo la pretestuosa accusa dell’uccisione di un leader indù da parte dei cristiani locali, poi rivelatasi notizia falsa – è durata per quasi quattro mesi e ha fatto circa cento vittime, mentre oltre 56.000 furono i profughi, scacciati per sempre dai loro villaggi.
Nella furia perpetrata da migliaia di militanti indù, oltre 350 tra chiese e luoghi di culto cristiani furono rasi al suolo, circa 6.500 case distrutte, decine di scuole e istituti saccheggiati. Oltre 40 donne, alcune suore, furono vittime di stupri, molestie e umiliazioni e diversi furono i casi di conversioni forzate all’induismo.
Fu una “pulizia etnica” in piena regola, pianificata con cura da gruppi radicali induisti che misero in atto dei pogrom su base esclusivamente religiosa. Un violenza cieca in odium fidei che ha portato al riconoscimento ufficiale del martirio il 9 marzo 2016.
“I cristiani dell’Orissa – prosegue il prelato – pregano secondo le intenzioni di Papa Francesco, specialmente per i cristiani che soffrono, perchè siano sempre supportati dalle preghiere e dall’aiuto materiale di tutta la Chiesa”. “La preghiera costante mi può dare una grande forza di andare avanti nella mia vita”, testimonia Kanaka Rekha Nayak, una vedova il cui marito è stato bruciato vivo al momento della violenza.
“La Quaresima sia per ogni cristiano una rinnovata esperienza dell’amore di Dio donatoci in Cristo, amore che ogni giorno siamo chiamati a nostra volta a restituire al prossimo, soprattutto a chi più soffre ed è nel bisogno. Solo in questo modo potremo partecipare pienamente alla gioia della Pasqua”, conclude l’Arcivescovo Barwa.