Vacche tutt’altro che pasciute vagano annoiate per le caotiche strade delle grandi città indiane: nell’immaginario collettivo l’India è anche questo. In molti sanno che nella patria di Ghandi, i bovini sono oggetto di zoolatria e in lingua hindi la mucca è definita Gaumata (Madre Vacca, “La Mamma che Nutre”), ed è innalzata agli onori di madre universale che dona a tutti il proprio latte. La notizia non è proprio un dettaglio: dopo 19 anni è stata approvata la legge sulla macellazione, il consumo e la vendita di vacche, tori e manzi. Cinque anni di prigione e una multa di almeno 10mila rupie (145 euro) è quanto rischia chi in Maharashtra mangia o possiede carne della specie bovina. Niente più filetti al sangue in riva al Gange dunque, perchè da oggi sarà possibile consumare solo carne di bufalo, sia in casa propria o in un albergo a cinque stelle.
Ieri il presidente dell’India ha approvato una legge che vieta la macellazione, la vendita, l’esportazione e il consumo di mucche, tori e manzi nello Stato occidentale indiano. Nel 1995 la legge fu introdotta per la prima volta dal governo di coalizione Bharatiya Janata Party (Bjp, nazionalisti indù) – Shiv Sena (partito regionale marathi) e nel 1996 era finita sul tavolo del presidente, ma senza mai essere approvata. Dopo la vittoria alle elezioni generali dello scorso anno, il Bjp ha di nuovo spinto perché il decreto diventasse legge. Ed ora, dopo 19 anni il Maharashtra Animal Preservation (Amendmrnt) Bill è legge. L’Induismo conta circa 1 miliardo di fedeli, di cui circa 828 milioni solo in India, che a loro volta rappresentano l’80% della popolazione del Paese.
Ma questa legge è un duro colpo per la vivace comunità musulmana, responsabile del commercio di carne bovina. Circa 10,5 milioni di persone dipendono da questo commercio e il mercato è controllato per lo più dalla comunità musulmana Querishi. I dalit (“fuoricasta”) sono coinvolti nel commercio di pellame e nel trasporto degli animali. “Ognuno impiega almeno quattro persone, più le migliaia associate al trasporto. Tutte queste persone saranno colpite dal divieto” spiega Mohammed Ali Querishi, presidente della Mumbai Beef Dealers Association. Solo a Mumbai, capitale del Maharashtra e capitale “finanziaria” dell’India, ci sono 900 banchi di carne di manzo, e altrettanti senza licenza.
C’è da dire che la maggior parte del manzo venduto in India proviene dai bufali d’acqua, non considerati alla stregua dei più fortunati cugini manzi. Insomma, non godono dello status divino. Il bufalo d’acqua, meglio noto come “Bubalus bubalis”, in Maharashtra rappresenta appena il 25% del mercato e la sua carne è considerata di qualità inferiore. La maggior parte della carne di manzo viene esportata per questioni religiose e restrizioni già presenti in vari Stati. Anche i cattolici indiani hanno fatto esternato la loro contrarietà. A parlare della legge è stato Gordon D’Souza, presidente del Bombay Catholic Sabha, sottolineando che la carne di manzo è una parte importante della dieta non vegetariana e che “la religione è qualcosa di personale e il governo non dovrebbe mischiarla ai propri ordini”.