Trentanni fa si accese per la prima volta la “Fiamma del Benessere”, simbolo di un progetto che affronta gli aspetti etici e scientifici della sana alimentazione, combinandoli con le risorse ambientali sostenibili. Tutti temi di rilevanza per il pontificato di Francesco. E sarà proprio Bergoglio, il 6 aprile, al termine dell’Udienza Generale in piazza San Pietro, ad accendere la Fiamma, simbolo della possibilità di affrontare con successo i problemi alimentari dell’umanità. Al Papa sarà presentata una rappresentanza degli organizzatori, accompagnati dal vescovo mons. Mario Ceccobelli.
A Bergoglio verrà anche donata la ceramica creata per il trentennale del progetto, che rievoca il “prodigio” di san Francesco che ammansisce il Lupo. L’immagine è il simbolo della speranza: si vuole “ammansire i lupi del millennio” che mettono in pericolo l’umanità intera. Fa riferimento ai nuovi “17 Obiettivi di sviluppo sostenibile”, approvati dall’Assemblea delle Nazioni Unite a New York nel settembre 2015, che impegnano i 194 Stati aderenti ad attivarsi per raggiungere, tra gli obiettivi, l’istruzione universale, la preservazione degli ecosistemi marini e terrestri. Il Centro studi nutrizione umana (Cesnu), in questa occasione, rivolge particolare attenzione al secondo obiettivo: “Fame zero entro il 2030”.
Il Cesnu, in collaborazione con la Usl Umbria 1, in questi anni ha affrontato patologie che rientrano nella malnutrizione per difetto (come il gozzo tiroideo da carenza iodica, malformazioni congenite dovute a carenza di acido folico in gravidanza, osteoporosi legata alla carenza di calcio e vitamina D), o per eccesso (come stili di vita obesizzanti o eccesso di sale e pressione arteriosa) e il delicato tema dei modelli estetici femminili potenzialmente induttivi di disturbi del comportamento alimentare.
Le attività etiche fanno invece riferimento al progetto “Mucche in comodato d’uso”, che prevede l’assegnazione di bovini a famiglie in Etiopia, in collaborazione con l’associazione “In missione con noi” di Bologna. La possibilità di utilizzare un capo di bestiame, sia per la produzione di latte, per la riproduzione o per il lavoro agricolo, cambia radicalmente la vita quotidiana e il destino di molte famiglie della zona. Una di queste mucche, la numero 153, è stata donata a una famiglia del territorio di Saula, con la dedica al Santo Padre. Degli oltre 200 bovini, già consegnati in Etiopia, fanno parte anche i capi dedicati ai cardinali Maradiaga e Montenegro, al direttore di Caritas Internationalis Roy, quello di Caritas Italiana Soddu, e vari prelati tra cui il vescovo di Gubbio Ceccobelli.