“In Ucraina tacciano le armi”

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Bagno di folla per Papa Francesco che si è recato in visita nella basilica minore di S. Sofia in via Boccea, chiesa di riferimento a Roma della comunità ucraina greco-cattolica. “Grazie tante dell'invito, della vostra presenza, dell'accoglienza e della vostra gioia. Sono venuto a pregare con voi e a visitarvi. Vi invito a fare una preghiera per la pace in Ucraina” ha detto il Papa al suo arrivo, accolto da Sua Beatitudine Svjatoslav Ševčuk, arcivescovo maggiore di Kiev. Nel suo discorso il Papa ha ricordato il tributo pagato da tanti esponenti della Chiesa ucraina, ringraziando “per la fedeltà di sempre, fedeltà a Dio e al successore di Pietro, che non poche volte è stata pagata a caro prezzo”. Il Papa ha citato “tre figure: la prima è il cardinal Slipyj, di cui nell’anno appena concluso si è ricordato il centoventicinquesimo anniversario della nascita. Ha voluto ed edificato questa luminosa Basilica, perché splendesse come segno profetico di libertà negli anni in cui a tanti luoghi di culto l’accesso era impedito. Ma con le sofferenze patite e offerte al Signore ha contribuito a costruire un altro tempio, persino più grande e bello, l’edificio di pietre vive che siete voi”. Quindi il vescovo Chmil, sulla cui tomba il Papa si è successivamente recato a pregare, nella cripta, con grande intensità: “Una persona che mi ha fatto tanto bene. È indelebile in me il ricordo di quando, da giovane, assistevo alla sua Messa: da lui ho appreso la bellezza della vostra liturgia; dai suoi racconti la viva testimonianza di quanto la fede sia stata provata e forgiata in mezzo alle terribili persecuzioni ateiste del secolo scorso. Sono molto grato a lui e ai vostri numerosi 'eroi della fede': coloro che, come Gesù, hanno seminato nella via della croce, generando una messe feconda. Perché la vera vittoria cristiana è sempre nel segno della croce, nostro stendardo di speranza”. Infine, il cardinale Husar “che non è stato solo 'padre e capo' della vostra Chiesa, ma guida e fratello maggiore di tanti; Lei, cara Beatitudine, lo porta nel cuore, e molti ne conserveranno per sempre l’affetto, la gentilezza, la presenza vigile e orante fino alla fine. Questi testimoni del passato sono stati aperti al futuro di Dio e perciò danno speranza al presente. Diversi tra voi hanno avuto forse la grazia di conoscerli. Quando varcate la soglia di questo tempio, ricordate, fate memoria dei padri e delle madri nella fede, perché sono i basamenti che ci reggono: quelli che ci hanno insegnato il Vangelo con la vita ancora ci orientano e ci accompagnano nel cammino”.

Il Papa ha poi toccato due aspetti fondamentali per la comunità ucraina: il ruolo delle badanti e la guerra. “Vorrei rivolgere un pensiero riconoscente alle tante donne, che nelle vostre comunità sono apostole di carità e di fede – ha detto Francesco – Siete preziose e portate in molte famiglie italiane l’annuncio di Dio nel migliore dei modi, quando con il vostro servizio vi prendete cura delle persone attraverso una presenza premurosa e non invadente. Questo – ha aggiunto a braccio – è molto importante: non invadente, testimonianza e servizio, e lì si dice 'ma questa donna è buona…' e si trasmette la fede. Il bene che queste donne fanno, qui a Roma e in Italia, curando i bambini come badanti, trasmettono la fede nelle famiglie, alcune volte tiepide nella fede. Ma voi avere una fede coraggiosa, e mi viene alla memoria la lettura dello scorso venerdì: dietro ognuno di voi c'è una mamma e una nonna che ha trasmesso la fede. Le donne ucraine sono eroiche: davvero ringraziamo il Signore”. Poi ha continuato invitandole “a considerare il vostro lavoro, faticoso e spesso poco appagante, non solo come un mestiere, ma come una missione: siete i punti di riferimento nella vita di tanti anziani, le sorelle che fanno loro sentire di non essere soli. Portate il conforto e la tenerezza di Dio a chi, nella vita, si dispone a prepararsi all’incontro con lui. Voi – ha continuato ancora in maniera spontanea il S. Padre – che fate questi mestieri di badanti degli anziani, vedete che vanno di là, e forse li dimenticate, perché viene uno poi un altro, magari ricordate i nomi ma… saranno loro ad aprirvi la porta dell'aldilà“.

Quindi il pensiero del Papa è stato rivolto alla grave situazione dell'Ucraina, da quattro anni in guerra: “Comprendo – ha detto – che, mentre siete qui, il cuore palpita per il vostro Paese, e palpita non solo di affetto, ma anche di angoscia, soprattutto per il flagello della guerra e per le difficoltà economiche. Sono qui per dirvi che vi sono vicino: vicino col cuore, vicino con la preghiera, vicino quando celebro l’Eucaristia. Lì supplico il Principe della Pace perché tacciano le armi. Gli chiedo anche che non abbiate più bisogno di compiere immani sacrifici per mantenere i vostri cari. Prego perché nei cuori di ciascuno non si spenga mai la speranza, ma si rinnovi il coraggio di andare avanti, di ricominciare sempre”.

Quindi il Papa ha raccontato un aneddoto: “La notte prima di andare a letto e poi quando mi sveglio sono un po' in Ucraina perché quando il vostro arcivescovo maggiore è venuto in Argentina, pensavo fosse un chierichetto… ha fatto un bel lavoro, poi un giorno andato al sinodo ed è tornato arcivescovo maggiore e quando si è congedato mi ha regalato un'icona bellissima della Madonna della tenerezza. A Buenos Aires l'ho portata in camera mia e ogni notte la salutavo e anche al mattino. Poi toccò a me fare il viaggio a Roma senza poter tornare… e mi sono fatto portare il breviario e le cose essenziali che avevo lasciato e qualla Madonna della tenerezza che mi ha regalato il vostro arcivescovo e ogni notte la bacio e al mattino la saluto così si può dire che finisco la giornata e la inizio in Ucraina!”.

Dopo aver pregato nella cripta il S. Padre ha potuto ammirare gli splendidi mosaici della basilica prima di fare ritorno in Vaticano. “Grazie per la vostra perseveranza nella fede – ha detto congedandosi davanti alla chiesa – La fede è il dono più bello che un popolo può fare ai figli. Pregate per me” ha concluso, aggiungendo scherzando: “Ma a favore o contro? Io continuerò a pregare per voi in ucraino davanti alla Madonna che mi ha regalato il vostro arcivescovo”. E dopo la benedizione ha liberato insieme a mons. Ševčuk due colombe donategli dai fedeli.

Andrea Acali: