E’ un grido di disperazione quello del vescovo armeno-cattolico di Aleppo Boutros Marayati, rispondendo all’ANSA riguardo la tragedia siriana, che dura ormai da quattro anni. “Noi, come cristiani, abbiamo questo sentimento: che siamo dimenticati, siamo tralasciati, siamo traditi dall’Occidente. Nessuno pensa a noi. Per esempio si parla di Kobane, e Kobane è un piccolo paesino di nessuno, mentre dimenticano che ci sono cristiani, e una grande parte di questi che vive ad Aleppo: Aleppo sta morendo e nessuno viene a aiutarci sul posto”.
A conclusione della preghiera per la pace, con la Comunità di sant’Egidio nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, il vescovo spiega che la situazione è drammatica: manca l’acqua, l’elettricità, la luce, il riscaldamento, la benzina e i medici sono andati via. “Non si vive più, si cerca di sopravvivere”. Ci si sente abbandonati da tutti. “La nostra gente, i nostri fedeli – prosegue mons. Marayati – vengono spesso da noi per chiedere: ‘Rimaniamo o partiamo? Cosa facciamo?’ E tu non puoi dire niente davanti a questa tragedia, perché soprattutto c’è la sicurezza che manca. Arrivano razzi, bombe dalla zona dei jihadisti, e due settimane fa anche la nostra cattedrale ha ricevuto un colpo, un razzo che ha distrutto la cupola e tutto il tetto della chiesa. Già due terzi della popolazione dei cristiani, degli armeni, sono già andati. E’ rimasto un piccolo terzo di questa gente, che ancora crede, crede alla pace, vuole rimanere. Soprattutto quando è stato lanciato questo appello per salvare Aleppo, o congelare almeno la situazione nella città e fare un cessate il fuoco, tanti hanno creduto e credono ancora. Ma diventano sempre più pessimisti, perché la situazione non è cambiata, al contrario è peggiorata”.
La realtà è quella di un popolo che ormai non ha una dignità e mentre i ricchi sono andati via, la classe media non esiste più, ciò che è rimasto è la fede, quella di chi arriva a chiedere in lacrime a Dio di ascoltare, anche con digiuni: questo vivono ora le comunità ad Aleppo. “Quello che è stato bello è che tutto si fa in modo ecumenico – spiega ancora mons. Maryati – non puoi essere cristiano cattolico da solo. O siamo insieme o non siamo. Allora tutto quello che si fa, si fa tra ortodossi, cattolici e protestanti insieme. Si fa anche con i musulmani moderati. Allora tutto quello che succede adesso, almeno per la parte che sta ancora lì, è una cooperazione, una collaborazione, una solidarietà ecumenica e interreligiosa”.