In Papua Nuova Guinea la Chiesa del futuro ha un cuore antico

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La Papua Nuova Guinea ha 6 milioni di abitanti ed è un “paese cristiano”, come è scritto nella Costituzione, nata dopo l’indipendenza. Il 95% dei papuani viene battezzato nelle molte Chiese cristiane presenti, di diverse denominazioni. I cattolici sono circa il 27%.

L’evangelizzazione in Papua Nuova Guinea

Al proprio ingresso in diocesi monsignor Rochus Josef Tatamai, missionario del Sacro Cuore di Gesù e nuovo arcivescovo di Rabaul, si è rivolto ai fedeli. Nella solenne messa di insediamento come ottavo Pastore dell’arcidiocesi, il presule è stato salutato e accolto con calore dalla comunità locale. Monsignor Rochus Josef Tatamai è un discendente diretto del Beato Peter ToRot, catechista e martire. Figura di riferimento per la comunità cattolica in Papua.
Rivolgendosi alle famiglie, l’arcivescovo ha esortato i genitori a pregare e incoraggiare i loro figli a “vivere una vita santa nella Chiesa. Pregate per i vostri figli, affinché diventino persone di fede e rimangano al servizio della Chiesa come catechisti, seminaristi e religiosi”.

Primo Pastore locale

La gente ha apprezzato in modo particolare il fatto che la comunità abbia, per la prima volta, un arcivescovo originario della stessa zona. L’insediamento del primo arcivescovo locale non è stato solo una pietra miliare per la Chiesa. Ma lo è per tutta la provincia. E’ un passo molto importante e significativo, secondo l’agenzia missionaria vaticana Fides. I sette arcivescovi precedenti erano missionari. Questa è invece la prima volta che un religioso nato e cresciuto lì è chiamato a guidare la Chiesa. Nella celebrazione non sono mancati gesti e danze delle culture locali. E vi è stato un tributo ai missionari che hanno fondato la prima missione, 138 anni fa, sull’isola di Matupit. Molti missionari hanno vissuto e proclamato la fede. Molti sono morti per malaria o sono stati martirizzati per la loro fede.

Paola Anderlucci: