La Catholic Health Association of India è la più grande rete sanitaria non governativa in India. Ne fanno parte più di 3.500 istituzioni sanitarie, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides. A partire dai centri di assistenza sanitaria primaria alle istituzioni di educazione sanitaria. Tra questi l’80% si trova in aree remote dell’India e è gestito da suore infermiere dove i medici non sono disponibili. L’India è travolta dalla pandemia ed è seconda solo agli Stati Uniti per numero di contagi. Sempre più preoccupanti anche i dati dell’economia. Il Paese non riesce ad arginare lo tsunami sanitario e sociale.
Sos India
La Catholic Health Association (CHAI) ha sviluppato e introdotto un nuovo software di geo-tagging come parte della risposta alla crisi sanitaria di Covid-19. Il nuovo software di geo-tagging, chiamato “Corona Care”, aiuta a monitorare in tempo reale i processi di assistenza sanitaria ed economica avviati, secondo criteri di massima trasparenza. Il Redentorista padre Mathew Abraham, direttore generale del CHAI, spiega la Fides questa importante opera sociale della Chiesa in India.
Nuovi metodi di monitoraggio
Il “software di geo-tagging ci consente di avere ed elaborare in tempo reale i dati e l’implementazione su un dato progetto avviato dall’organizzazione. In modo del tutto chiaro e trasparente- afferma padre Mathew Abraham-. Le attuali innovazioni tecnologiche hanno portato alla luce nuovi metodi per monitorare e riferire sull’impatto dei fondi ricevuti, ed è molto apprezzato dai partner finanziatori per la trasparenza“.
Il kit per i vulnerabili
“Il Covid-19 ha colpito persone di ogni ceto sociale in India. In particolare i lavoratori poveri e i salariati a giornata– puntualizza il direttore della rete sanitaria cattolica-. La Catholic Health Association of Indiaè stata in grado di mobilitare oltre 12 milioni di rupie per fornire kit di cibo a 3.250 famiglie vulnerabili. In 17 stati dell’India. Oltre alle regolari attività di assistenza medica in tutta l’India. CHAI continuerà a sostenere queste famiglie (1500 di esse hanno figli disabili) per i prossimi 6 mesi“.