A Gerusalemme alcuni coloni israeliani hanno appiccato il fuoco a un’aula di una scuola cristiana imbrattando i muri con scritte offensive riguardanti Gesù: ciò meno di 24 ore da un altro episodio simile avvenuto nei pressi di Betlemme, dove dei coloni hanno incendiato una moschea scrivendo slogan anti-musulmani. Il capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat, ha accusato il governo israeliano di “incitare i terroristi israeliani e fornire loro protezione. Questi incidenti sono la diretta conseguenza degli appelli al riconoscimento di Israele come Stato ebraico e di Gerusalemme come capitale eterna e unita del popolo ebraico- dichiara Erekat, che continua attribuendo ad Israele- la piena responsabilità di questi attacchi che mirano a terrorizzare il nostro popolo affinché lascino la loro terra, bisogna punire Israele per i suoi attacchi contro i palestinesi”.
Nella notte di ieri invece un gruppo di estremisti israeliani avrebbe incendiato una moschea palestinese nel villaggio di Jab’awas, Betlemme, in Cisgiordania, lasciando anche scritte ingiuriose e blasfeme. Dietro il raid vi sarebbero i coloni israeliani, che hanno colpito un nuovo luogo di culto musulmano – nel mirino vi sono anche chiese e cimiteri cristiani – secondo la logica del “price tag”. Un tempo il fenomeno era diffuso solo nelle aree al confine con la Cisgiordania e a Gerusalemme, ma oggi si è esteso in gran parte del territorio. Jibreen al-Bakri, governatore della regione di Betlemme, afferma che le fiamme hanno causato gravi danni alle pareti e ai pavimenti, ricoperti di moquette. La tv israeliana invece mostra alcune immagini che ritraevano graffiti in ebraico sui muri del luogo di culto musulmano. Alcuni degli slogan recitavano “Vogliamo la redenzione di Sion” e “Vendetta”, assieme alla stella di Davide. La polizia israeliana ha aperto un’indagine sulla vicenda ma, come è avvenuto diverse volte nei casi di attacchi a luoghi di culto cristiani, appare poco probabile che i responsabili vengano consegnati alla giustizia.
Inoltre, non c’è ancora una conferma definitiva ma tutti gli indizi relativi ad un altro incendio doloso che ieri ha danneggiato un seminario greco ortodosso alla Porta di Giaffa della città vecchia di Gerusalemme, portano ancora ai gruppi del cosiddetto “Price Tag”, ossia “il prezzo che secondo coloni ed estremisti israeliani devono pagare” i palestinesi, cristiani e musulmani, “colpevoli” di essere in Terra Santa. Non ci sono feriti: anche qui ,sui muri del seminario sono state trovate scritte offensive nei confronti di Gesù Cristo, e lo slogan “Redenzione per Sion” ritrovata ieri anche sui muri esterni della moschea del villaggio cisgiordano di Jabaa. La polizia – dopo l’intervento dei pompieri che hanno spento l’incendio – sta indagando sull’atto criminale.