In Myanmar – Stato dell’Asia sudorientale noto anche come Birmana – vive una giovane suora soprannominata dalla popolazione locale la “Madre Teresa del Myanmar” per il suo impegno al fianco degli “ultimi”. E’ Suor Marta Mya Thwe, religiosa della Congregazione di S. Giuseppe dell’Apparizione. La consacrata segue e aiuta da anni i malati di Aids e i sieropositivi, siano essi adulti, donne o bambini. In Birmania, infatti, quanti contraggono la sindrome da immunodeficienza acquisita, vengono emarginati dalla società e cacciati dalle famiglie. Mancano inoltre di cure appropriate perché le istituzioni sanitarie birmane non se ne occupano, condannando molti di loro alla morte.
“Negli ultimi anni – testimonia Suor Marta su Fides, l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie – c’è stato un drammatico aumento del numero di persone che muoiono di questa malattia, nel totale abbandono del governo e delle istituzioni. Molte persone hanno paura di toccare le persone che hanno contratto l’Aids. Ho notato che molti malati sono cacciati dalle loro case a causa di questa malattia. Vi erano malati terminali distesi sul ciglio della strada o perfino già morti”.
Nel 2001, grazie all’aiuto di una monaca buddista, di volontari e di benefattori, suor Mya ha fondato il Centro di cura “Specchio della Carità”, che da oltre 15 anni fornisce cibo, riparo, medicine e mezzi educativi per gli orfani e le persone malate di Aids. Il primo centro è nato a Kyeikkami, piccola città rurale nello stato di Mon, e ha iniziato ad accogliere e prendersi cura di pazienti affetti da Aids dagli stati Kachin, Shan e Karen, con un team di due suore e 10 laici .
Un’opera improntata alla compassione e alla misericordia, sulle orme del salvatore, come fece in India madre Teresa coi derelitti. “Tanti ne ho visti morire – racconta ancora – quasi ogni giorno, anche per l’impossibilitò di procuraci i farmaci anti-retrovirali. Tanti li abbiamo solo accompagnati negli ultimi momenti di vita“, ricorda, proprio sull’esempio di Madre Teresa.
Dopo numerosi sforzi, la suora è riuscita ad avere i farmaci e ha iniziato il trattamento di 20 pazienti; poi, grazie ad altri benefattori anche stranieri, è riuscita a somministrare la terapia a circa 103 tra bambini e adulti. Il centro, avviato in una semplice casa in legno nel 2002, si è ora esteso ad un complesso di numerosi edifici, finanziato dalle Ambasciate di Australia, Giappone e Germania. Il complesso comprende un piccolo appezzamento di terreno agricolo e un allevamento di bestiame, una struttura per corsi di formazione professionale, con l’ottica di “un approccio olistico”, che accompagni i malati nella loro vita. Oggi è dotato anche di una piccola clinica per fornire assistenza sanitaria generale e dove si possono fare il test per malattie come malaria o epatite.
Nel 2014, un nuovo centro di cura è nato a Kawthaungnel, nel Sud del Myanmar, zona dove l’Aids è molto diffuso. Altri centri di cura e accompagnamento si trovano nelle città di Kyaikkami e Thanbyuzayat e assistono circa 104 pazienti, tra cui 24 bambini sotto i 15 anni. “Stiamo cercando di affrontare il problema dei bambini malati con un’ assistenza integrale per la loro crescita, che prevede le cure ma anche il percorso di istruzione”, conclude a Fides suor Mya, perchè spesso i genitori e familiari non sono disposti ad accettare che i bambini malati ritornino a vivere in casa.