Dopo la lettera di Papa Francesco in occasione dei 1500 anni di S. Maria in Portico, vediamo di scoprire com’è nata la devozione presso questa immagine mariana.
A Roma, nel 1656, una crudele pestilenza mieteva numerosissime vittime. Il popolo, sotto l’incubo del flagello, avvilito e impressionato, rivolgeva le sue suppliche ad una immagine della Madonna, già molto venerata in quei tempi per altri prodigi operati e che era custodita nell’antica chiesa romana di S. Maria in Portico, poi dedicata a S. Galla, situata presso l’attuale chiesa di S. Nicola in Carcere, sulla via del Teatro di Marcello. La Vergine accolse le preghiere e la peste cessò.
Bisogna ricordare, per la cronaca che il 17 luglio del 524, Galla, la giovane figlia del console Simmaco (340-402) sedeva a mensa con i poveri nel grandioso portico, situato presso le rive del Tevere, anch’esso a breve distanza del Teatro di Marcello. Ad un tratto, tra splendori celesti e sorretta dagli angeli, apparve una piccola immagine della Madre di Dio. La notizia del prodigio si sparse immediatamente e grandissimo fu il concorso del popolo. Lo stesso pontefice Giovanni I (470-526) accorse sul luogo e con la sacra immagine benedisse la città, che in quei giorni era sconvolta dalla peste.
Papa Giovanni I ritenne opportuno trasformare il portico dove era avvenuto il miracolo in chiesa e collocare l’effigie mariana in un tabernacolo. Galla da parte, sua volle che sul luogo stesso, a perpetua memoria dell’avvenimento, fosse eretto un tempio dedicato alla Vergine, tale tempio fu detto dapprima di S. Maria in Portico, poi di S. Galla (allorché questa fu innalzata agli onori dell’altare) ed infine di S. Maria in Portico in Campitelli , dal nome del rione.
Il primato storico di questa immagine – che in seguito ebbe da Papa Alessandro VII (1655-1667) il 29 settembre del 1662 il glorioso appellativo di “Romanae Portus Securitates” – è confermato dalla “prima lectio” dell’ufficio proprio del catalogo delle “ Immagini più insigni della Vergine” ; da tale catalogo risulta infatti che dopo le immagini di S. Maria Maggiore e di S. Maria della Colonna in S. Pietro nel Vaticano ( a tutte preposta per la dignità patriarcale), segue subito, fuori dell’ordine alfabetico, che è invece costante per tutte le altre, la bella immagine di S. Maria in Portico.
L’immagine della Madonna, ci rivela che all’inizio del IV secolo, nella città di Roma, fiorirono oggetti sacri in metallo, in argento e in oro, tanto della scuole romana, quanto di quella orientale ed egiziana; e ciò a seguito del gran numero di greci, alessandrini, siriaci ed orientali in genere che si trovavano in genere a Roma, specialmente in questa zona.
L’immagine mariana, posta sull’altare della chiesa di S. Maria in Portico, e racchiusa nell’artistica custodia ideata da Carlo Rainaldi (1611-1691) è una lamina di rame alta 26 centimetri e larga 20, è riprodotta in smalto la Vergine col Bambino in braccio, su uno sfondo azzurro tempestato di sottilissime punte d’oro, che brillano come astri notturni. Negli angoli superiori sono le teste degli apostoli Pietro e Paolo; il tutto è rinchiuso in una cornice rossa, cosparsa di rose a più petali.
L’effigie mariana non è rappresentata intera, ma termina in linea uguale alle ginocchia, quasi fermata tra il fogliame dei due tronchi d’albero. Secondo gli studiosi e i critici d’arte il quadro risale al V o al Vi secolo.