Papa Francesco torna a parlare di fratellanza, di attenzione ai poveri, agli emarginati dalla società, stipati nelle periferie urbane ed esistenziali del Pianeta. E lo fa adeguandosi alla moda del momento, veicolando il suo messaggio attraverso la diffusa pratica del “mannequin challenge”, ossia il registrare un filmato nel quale i protagonisti restano immobili, in posizione strane o naturali, indifferentemente. Il Santo Padre ha però ambientato il suo video in una reale periferia, popolata da personaggi tra loro diversi, uniti dalla stessa apparente disattenzione verso il disagio che li circonda, incarnato negli occhi smarriti di un giovane senzatetto, seduto all’angolo di un bar: “Viviamo in città che costruiscono torri, centri commerciali e realizzano affari immobiliari – spiega la voce fuori campo di Francesco – ma abbandonano una parte di sé ai margini, in periferia”.
“Non li abbandonate”
Questo è il modo di ragionare della società moderna, impegnata nella manifestazione di apparenze effimere ma dimentica di ciò che si cela dietro la quinta della quotidianità: un mondo altro, fatto di sofferenza, di silenzio, di indifferenza, così vicino eppure così distante dalla nostra attenzione. Attraverso il suo messaggio, il Papa invita a una netta inversione della pericolosa tendenza dell’uomo contemporaneo a ignorare la difficile realtà che lo circonda, assieme a coloro che la vivono: “Non li abbandonate”, dice il Pontefice comparendo brevemente sullo schermo. Ed ecco che i personaggi, fino a quel momento immobili e recanti altrove il loro sguardo, si rianimano e tornano indietro, verso il giovane emarginato che, in fondo, altro non aspettava altro che un piccolo aiuto.
La realtà degli emarginati
“Pregate con me – chiede ancora Francesco, mentre i protagonisti del video si allontanano abbracciandosi, finalmente uniti nella speranza – per quanti sono nella prova, soprattutto i poveri, i profughi e gli emarginati, perché trovino accoglienza e conforto nelle nostre comunità”. L’edizione numero 14 del “Video del Papa”, non è solo un invito a esercitare e rinnovare costantemente la nostra solidarietà verso i meno fortunati, ma ad aprire gli occhi su una realtà che, pur essendo spesso considerata invisibile, circonda noi e i nostri gesti quotidiani, popolando, in modo ricorrente (e forse per questo poco “degno” di attenzione), i paesaggi delle nostre giornate. “Preghiamo, unendoci al Papa, perché non sia la paura a guidare la nostra vita ma la misericordia, aprendo il nostro cuore e le nostre braccia a tutti coloro che sono esclusi ed emarginati, angosciati e disperati”, ha detto padre Frederic Fornos, direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera del Papa e del Movimento eucaristico giovanile, citando il passo dell’evangelista Matteo (cf 11, 28). “Accogliere gli afflitti, i poveri, i rifugiati e gli emarginati”, recita il titolo del filmato: un impegno che, in modo del tutto speculare, interessa ognuno di noi, come cristiani ma, soprattutto, come esseri umani.