E’ il Vangelo dell’incontro. La città di Karaganda in Kazakistan conta quattro chiese cattoliche. Un seminario internazionale e un convento di clausura delle suore carmelitane. Lo scorso giugno, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides, Papa Francesco ha elevato la chiesa di San Giuseppe a Basilica minore. La diocesi di Karaganda comprende due regioni. E occupa un territorio grande due volte e mezzo l’Italia. Le circa 20 parrocchie sono separate tra loro da enormi distanze. Le più lontane sono a 1700 chilometri una dall’altra. In totale, nell’intero territorio del Kazakhstan si contano 4 diocesi cattoliche, per un totale di 70 parrocchie.
Chiesa dell’incontro
I sacerdoti cattolici presenti in Kazakistan sono 91. Tra i quali 61 diocesani e 30 religiosi. I cattolici rappresentano una piccola minoranza. Secondo i dati ufficiali forniti dal ministero degli Esteri kazako, degli oltre 17 milioni di abitanti del Paese, circa il 26% è costituito da cristiani. E l’ 1% di questi è di fede cattolica. Monsignor Adelio Dell’Oro, vescovo di Karaganda descrive a Fides le celebrazioni del Natale in periodo di pandemia.
Giorno non festivo
Afferma il presule: “Quella che noi consideriamo la notte straordinaria della nascita di Gesù, per gli abitanti di Betlemme era una sera come tutte le altre. Dove nel trambusto del censimento, i pastori continuavano a custodire, nel buio e nel silenzio, le loro greggi. Anche in Kazakhstan, il Natale è un giorno come tutti gli altri, non di festa, ma lavorativo. E anche qui, in un paese in cui la maggior parte delle persone non lo ha ancora conosciuto, Gesù si è accontentato di una semplice grotta. Di una povera mangiatoia con un po’ di fieno per poter nascere sulla terra. Ed essere presente tra noi, nel nostro mondo”.
Le limitazioni della pandemia
Aggiunge il vescovo kazako: “Per noi fedeli di Karaganda e di tutte le altre parrocchie cattoliche del Kazakistan, il Natale, con tutte le limitazioni imposte dalla pandemia, non è stato solo la commemorazione di un fatto storico relegato al passato. E’ stato invece qualcosa che è accaduto nel presente e che accade ogni giorno. Per questo, il saluto che noi cattolici ci scambiamo in questi giorni non è semplicemente ‘Buon Natale’, quasi mettendo tra parentesi il protagonista di questa nascita, ma ‘Gesù nasce!’, con il verbo al presente, e tutti rispondono:’Sia lode a Lui!‘”.