Si è riunita oggi la settima Congregazione generale per parlare di nuovo delle situazioni pastorali difficili, e sulle unioni tra persone dello stesso sesso. Si torna a parlare anche dei divorziati risposati, di come sia importante che ricevano il giusto accompagnamento, ponendo molta attenzione ai singoli casi senza generalizzare, considerando le situazioni di sofferenza cercando di distinguere tra chi ha abbandonato il coniuge e chi è stato abbandonato. I Padri Sinodali hanno anche dibattuto sui matrimoni misti evidenziandone le difficoltà, ma allo stesso tempo riconoscendone la possibilità che offrono di testimoniare il dialogo interreligioso e l’armonia tra due culture diverse.
Per quello che riguarda le coppie di fatto, il portavoce della Sala Stampa Vaticana, spiega che finora “non se n’è parlato molto. Se ne è parlato nella linea pastorale dell’ascolto, del rispetto, dell’accoglienza, pur tenendo fede alla visione della Chiesa che il matrimonio è sempre tra uomo e donna”.
Anche il presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi – il cardinale Francesco Coccopalmerio – ha espresso la sua opinione rispondendo alle domande dei giornalisti: “Si può parlare di tutto e dire tutto, ma bisogna essere molto onesti: per noi, per la cultura umana in genere, il matrimonio è quello fatto da un uomo e da una donna, con elementi interiori precisi. Noi possiamo dire che non giudichiamo le coppie omosessuali, che teniamo conto della buona fede, però dire che benediciamo la loro unione, dire che questo è un matrimonio questo mai, secondo logica e identità, ma neanche benedirla come cosa buona, questo no”. “Altra cosa è dire che ognuno fa le sue scelte – conclude il porporato – che ci possono essere persone buone, ma altra cosa è dire che quell’unione è una cosa buona”.