Mancano pochi giorni al nono viaggio apostolico di Bergoglio previsto nella settimana che va dal 5 al 13 luglio con tappe in Ecuador, Bolivia e Paraguay. Il Santo Padre per l’occasione ha dedicato l’intenzione di preghiera di questo mese ai cristiani dell’America Latina: “Di fronte alle disuguaglianze sociali – si legge – possano dare testimonianza di amore per i poveri e contribuire ad una società più fraterna”.
Mons. Eugenio Scarpellini, vescovo di El Alto, città dove il Papa atterrerà mercoledì 8 dopo la visita in Ecuador, non nasconde l’entusiasmo per questo appuntamento: “Siamo contentissimi, abbiamo una gioia immensa. C’è un lavoro enorme di preparazione e speriamo che anche il mondo intero possa cogliere da questa visita del Santo Padre un messaggio grande di attenzione verso un popolo credente. Un popolo che ancora deve crescere nella dignità, nel superamento dei limiti, delle difficoltà, delle crisi e delle ingiustizie che ci sono, ma un popolo che guarda con speranza al futuro”.
Nel descrivere Francesco come un vero “pastore che odora delle sue pecore”, il vescovo sudamericano riconosce il desiderio del Pontefice di “guardare in faccia la sua gente: vuole vedere gli occhi, le espressioni e cogliere da questi volti la nostra vita in Bolivia e in questa vita inserire la sua parola, il suo messaggio di speranza e di gioia”.
Quanto al pensiero di Bergoglio sulle disuguaglianze sociali, mons. Scarpellini non può che confermare ricordando come nonostante siano stati fatti molti passi in avanti, non si può distogliere lo sguardo dalla realtà che è ancora “molto preoccupante”. La speranza del vescovo però, è quella di crede in un cambiamento, e concludendo spiega come le due parole chiave di questo appuntamento con il Papa siano: “rinnovamento e riconciliazione”. “Il rinnovamento nasce da un desiderio di cambiare atteggiamenti e di essere attenti l’uno all’altro. La riconciliazione per mettere da parte le diversità e le divisioni del passato per camminare verso una società più giusta, più degna per ogni persona che qui vive”.