Papa Francesco venerdì 31 luglio riceve in Vaticano l’“Espartanos Rugby Club”, un gruppo di detenuti di un penitenziario della periferia di Buenos Aires, nella località di San Martín. Gli “Spartani” nascono nel 2009 da un’idea di Eduardo Oderigo, avvocato e giocatore di rugby, che si dedica a promuovere il gioco della palla ovale tra chi è dietro le sbarre. “Persone che hanno fatto sbagli e che adesso scontano una pena”, spiega Oderigo, che oggi dirige un progetto di reinserimento sociale di detenuti che fa perno proprio su questo sport. “La condotta di chi veniva alla scuola di rugby cambiava in meglio – continua a raccontare – e questo era sotto gli occhi di tutti”. Inoltre “nel padiglione non c’era ombra di armi, non scoppiavano risse e il clima era molto amichevole”.
Successivamente agli allenamenti e alle partite si aggiunge la pratica del rosario in comune tutti i venerdì; battesimi, prime comunioni, amministrazione dei sacramenti ai detenuti che non li hanno ricevuti. Ma anche corsi di formazione per favorire il futuro inserimento sociale dei reclusi una volta tornati in libertà. Le basi per l’incontro col successore di Pietro sono state gettate alla fine dello scorso anno con la visita a Roma di uno “Spartano”, alcune battute in margine ad un’udienza e l’interessamento del Pontefice per il lavoro tra i carcerati. Il vescovo di Roma in quell’occasione, inviando i saluti al capitano degli “Spartani” – soprannominato “el diente”, ha improvvisato due righe scrivendole su un tablet: “en el arte de ascender lo importante no es caer sino no permanecer caido”, “nell’arte di risalire l’importante è non attardarsi nella caduta”.