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Il Santo Padre in Svezia: l’ecumenismo al centro del 17esimo viaggio apostolico

Non c’è posto per Dio nella società svedese. E’ escluso dalla realtà sociale, ogni scelta religiosa è limitata alla sfera personale”. Le parole di un sacerdote che da molti anni vive e lavora in Svezia servono a comprendere meglio la realtà che Papa Francesco sta per conoscere in occasione del suo 17° viaggio apostolico internazionale.

E’ la fotografia di una realtà amara. Il grande paese scandinavo, il quinto d’Europa per estensione, ha una popolazione di circa 9 milioni di abitanti di cui solo 120.000 sono cattolici, peraltro di 80 nazionalità diverse. Il 97% di essi ha radici in altri Paesi. La Chiesa cattolica è molto giovane: solo nel 1953 Pio XII rifondò la diocesi di Stoccolma, che comprende l’intera nazione, soppressa nel Cinquecento con la Riforma protestante. Dal 1546 fu vietato ai cattolici di vivere in Svezia: re Gustavo I Vasa ruppe ogni relazione con Roma, confiscò i beni ecclesiastici, i sacerdoti che non abbracciarono il luteranesimo furono esiliati o uccisi e fu varata una delle più dure leggi anticattoliche mai scritte che ha creato pregiudizi tuttora presenti. Basti pensare che solo nel 1743 fu emesso un editto di tolleranza per la visita di cattolici in Svezia, nel 1860 fu revocato il divieto di conversione per gli svedesi e solo nel 1977 quello di fondare conventi. Bisogna aspettare addirittura il 2000, quando la Chiesa luterana perse il ruolo di religione di Stato, perché la Chiesa cattolica venga riconosciuta come tale. Fino ad allora era considerata una semplice associazione religiosa. Nel 1998 è stato nominato il primo vescovo svedese, mons. Anders Arborelius, un carmelitano convertitosi dal luteranesimo. I suoi predecessori erano stati americani o tedeschi e questo aveva comportato serie difficoltà per la Chiesa cattolica a causa di lingua, cultura e mentalità diverse. A ciò si aggiunga il fatto che i cattolici sono per la quasi totalità immigrati. Con mons. Arborelius la situazione è cambiata: il vescovo è più presente nella vita sociale, prende posizioni, concede interviste. Questo ha portato da una parte ad una maggior attenzione verso il cattolicesimo, dall’altra a una certa gelosia da parte luterana.

In realtà, i rapporti ecumenici in Svezia non sono poi così buoni come sembra. Vanno meglio con battisti, metodisti e pentecostali. Ma il dialogo dottrinale con i luterani è in una fase di stallo. Gli argomenti che stanno più a cuore ai vertici della Chiesa luterana in questo momento sono i matrimoni omosessuali e l’ordinazione di vescovi donne. Lo stesso primate, l’arcivescovo di Uppsala, è una donna, Antje Jackelen. Dovrebbe rappresentare l’unità della Chiesa di Svezia ma in realtà ogni vescovo decide in piena autonomia. “Il problema – afferma un altro sacerdote – è che la Chiesa di Svezia non ha una voce propria. E’ assoggettata al potere politico. In un ambiente fortemente secolarizzato, si giunge a dubitare perfino della Resurrezione”. I numeri sono impietosi: oltre il 64% degli svedesi aderisce alla confessione luterana ma solo il 2% partecipa alle funzioni. “Un pastore – racconta uno dei nostri interlocutori – è arrivato a dirmi che parlare di Dio è pericoloso perché è “escludente”. Riempiono le chiese solo con i concerti. Arrivano addirittura a venderle, noi stessi ne abbiamo comprate alcune perché è più conveniente che costruirle”. In un clima del genere non sorprende che ogni anno, come ha dichiarato recentemente mons. Arborelius, ci siano tra 80 e 100 conversioni al cattolicesimo. Il motivo è semplice: queste persone hanno una sete di spiritualità che manca nel luteranesimo, dove non trovano risposte chiare alle loro domande esistenziali, nonostante molte tradizioni e riti non siano particolarmente distanti.

Il viaggio del Papa ha chiaramente un’impronta ecumenica, come l’ha avuta in Georgia. In un’intervista al Centro televisivo vaticano, il segretario di Stato card. Parolin ha dichiarato: “Penso davvero che si può parlare di un momento storico, si può parlare davvero di una pietra miliare nel cammino di riconciliazione e di ricerca comune dell’unità fra le Chiese e le comunità ecclesiali. E questo momento così importante è il frutto del dialogo che si è sviluppato in questi 50 anni, a partire dalle sollecitazioni del Concilio Vaticano II”.

Però ai cattolici non importa poi così tanto l’aspetto ecumenico del viaggio del Papa. Hanno dovuto insistere con decisione per ottenere che Francesco si fermasse un giorno in più per restare con le “pecorelle” del suo ovile, non senza l’opposizione dei protestanti che non hanno visto di buon occhio la celebrazione della Messa a Malmoe. Lo stesso Pontefice ha ammesso in un’intervista concessa a una rivista dei gesuiti che in primo momento voleva fermarsi solo per la celebrazione ecumenica, poi ha riflettuto sul “mio ruolo di pastore di un gregge cattolico che arriverà anche da altri Paesi vicini, come la Norvegia e la Danimarca”, decidendo di incontrare la comunità cattolica. Una comunità che, come il lievito della parabola evangelica, pur essendo molto piccola può avere un ruolo insostituibile nell’aiutare la società svedese a ritrovare l’entusiasmo dell’incontro con Dio.

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