Appena lasciato l’Arcivescovado, questa mattina, prima di recarsi al Campus Misericordiae per celebrare la Santa Messa di chiusura delle Giornate Mondiali della Gioventù a Cracovia, in Polonia 2016, Papa Francesco si è recato nell’area adiacente, nella quale sono state realizzate due opere concrete di misericordia: una Casa diurna per anziani e un Centro Caritas “Il pane della misericordia”.
Ad accoglierlo, al Campo della Misericordia, per la Celebrazione Eucaristica, c’era un esercito di giovani, armato della più invincibile delle armi, l’Amore e la fede in Gesù Cristo. “Cari giovani, siete venuti a Cracovia per incontrare Gesù. E il Vangelo oggi ci parla proprio dell’incontro tra Gesù e un uomo, Zaccheo, a Gerico (cfr Lc 19,1-10). Lì Gesù non si limita a predicare, o a salutare qualcuno, ma vuole – dice l’Evangelista – attraversare la città. Gesù desidera, in altre parole, avvicinarsi alla vita di ciascuno, percorrere il nostro cammino fino in fondo, perché la sua vita e la nostra vita si incontrino davvero”. Con queste parole ha esordito, il Santo Padre, nell’Omelia al Vangelo di Luca, per parlare di Zaccheo come esempio di “un incontro con Gesù che cambia la vita”. Una lunga Omelia, in cui nessuna parola è di troppo. Se il dolore imponeva silenzio, l’entusiasmo della fede e la gioia dell’Amore chiedono la Parola, che “non si ferma al male del passato, ma guarda al bene del futuro”.
Zaccheo ha dovuto superare almeno “tre ostacoli” per vivere pienamente la fede in Cristo: la paura, la vergogna paralizzante, la folla mormorante, ha detto Papa Francesco. La paura spesso nasce da un senso di inadeguatezza, “perché non ci sentiamo all’altezza, perché abbiamo una bassa considerazione di noi stessi”. Questa è “una grande tentazione”, ha detto il Santo Padre, che “non riguarda solo l’autostima, ma tocca anche la fede”. Perché la fede ci dice che “siamo figli di Dio, i figli amati di Dio, e lo siamo davvero”. Questa è la nostra “statura”, questa è la nostra “identità spirituale”. Non servi, ma figli.
“Capite allora – ha continuato il Pontefice – che non accettarsi, vivere scontenti e pensare in negativo significa non riconoscere la nostra identità più vera, è come girarsi dall’altra parte mentre Dio vuole posare il suo sguardo su di me, è voler spegnere il sogno che Egli nutre per me”. Perché “Dio ci ama così come siamo, e nessun peccato, nessun difetto , nessuno sbaglio gli farà cambiare idea”. Per Gesù, “nessuno è inferiore e insignificante, ma tutti siamo prediletti e importanti”. “Tu sei importante!”, ha continuato il Papa, rivolgendosi idealmente a ciascuno dei presenti e ad ogni persona umana. “Dio conta su di te per quello che sei, non per ciò che hai. Ai suoi occhi non vale proprio nulla il vestito che porti o il cellulare che usi o se sei alla moda; importi tu”.
“Dio è fedele nell’amarci, perfino ostinato”. Ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi, crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi. “E ‘fa il tifo’ per noi, come il più irriducibile dei tifosi”. Dunque, “sempre ci attende con speranza, anche quando ci rinchiudiamo nelle nostre tristezze, rimuginando continuamente sui torti ricevuti e sul passato”. Ma, “affezionarci alla tristezza non è degno della nostra statura spirituale!”, ha detto il Papa. È, anzi, “un virus che infetta e blocca tutto, che chiude ogni porta, che impedisce di riavviare la vita, di ricominciare”. Dio, invece, è “ostinatamente speranzoso: crede sempre che possiamo rialzarci e non si rassegna a vederci spenti e senza gioia”.
“Ci farà bene ogni mattina dire nella preghiera: ‘Signore, ti ringrazio perché mi ami. Fammi innamorare della mia vita, non dei miei difetti, che vanno corretti, ma della vita, che è un grande dono’”, è l’invito del Santo Padre. “È il tempo per amare e per essere amati”.
Zaccheo aveva una vergogna paralizzante, temeva di essere giudicato ridicolo. Ma, “l’attrattiva di Gesù era più forte”. Dunque, “non abbiate paura di amare Gesù e di seguirlo”, ha detto ai giovani il Santo Padre. “Non restate seduti in attesa con le braccia conserte”. “A Lui, che ci dona la vita, non si può rispondere con un pensiero o con un messaggino”. “Non lasciatevi anestetizzare l’anima, ma puntate al traguardo dell’amore bello, che richiede anche la rinuncia, e un No forte al doping del successo ad ogni costo e alla droga del pensare solo a sé e ai propri comodi”.
La fede in Gesù chiede coraggio. Anche di andare controcorrente e affrontare il giudizio o il pregiudizio della “folla mormorante”. “Quanto è difficile accogliere davvero Gesù e seguire un Dio, ricco di misericordia”, è il monito di Papa Bergoglio. “Potranno ostacolarvi, cercando di farvi credere che Dio è distante, duro e poco sensibile, buono con i buoni e cattivo coi cattivi”. Invece,”il nostro Padre fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” e “ci invita al coraggio vero: essere più forti del male amando tutti, persino i nemici”. Ecco l’invito: “Non abbiate timore, ma pensate alle parole di questi giorni, alle Beatitudini: ‘Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia’ (Mt 5,7)”.
“Potranno giudicarvi dei sognatori, perché credete in una nuova umanità, che non accetta l’odio tra i popoli, non vede i confini tra i Paesi come delle barriere e custodisce le proprie tradizioni senza egoismi e risentimenti”, ha continuato il Santo Padre. “Non scoraggiatevi: con il vostro sorriso e con le vostre braccia aperte, voi siete una speranza e una benedizione per l’unica famiglia umana, che qui così bene rappresentate!”. E poi, ancora: “Lo sguardo di Gesù va oltre i difetti e vede la persona; non si ferma al male del passato, ma guarda al bene nel futuro”. Gesù “guarda al cuore”. “Con questo sguardo di Gesù, voi potete far crescere un’altra umanità, cercando il bene per se stesso, contenti di conservare il cuore pulito e di lottare pacificamente per l’onestà e la giustizia”. “Non fermatevi alla superficie delle cose e diffidate delle liturgie mondane dell’apparire, dal maquillage dell’anima per sembrare migliori. Invece, installate bene la connessione più stabile, quella di un cuore che vede e trasmette il bene senza stancarsi. E quella gioia che gratuitamente avete ricevuto da Dio, gratuitamente donatela, perché tanti la attendono!”, è il mandato di Papa Francesco ai giovani. E ancora: “Installate bene la connessione più stabile, di un cuore che vede e trasmette il bene senza stancarsi”.
Infine, il messaggio da portare al mondo con la testimonianza, ricordando le parole di Gesù a Zaccheo: “Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua, con te”. Ecco, Gesù rivolge a ciascuno di noi lo stesso invito: “La GMG, potremmo dire, comincia oggi e continua domani, a casa, perché è lì che il Signore vuole incontrarti. Non vuole restare nei ricordi cari di questa bella città, ma desidera venire a casa tua e abitare la tua vita, ogni giorno: lo studio e i primi anni di lavoro, le amicizie e gli affetti, i progetti e i sogni”. Il Vangelo diventi il “navigatore” sulle strade della vita.