In un videomessaggio a Radio María Argentina in occasione dei 20 anni dalla fondazione, Papa Francesco si è rivolto ai media cattolici, invitandoli a “seminare la verità, la bontà e la bellezza” poiché “quando un mezzo di comunicazione non semina la verità, semina la mezza verità, disinforma, perché si dice solo una parte, non dice tutta la verità” e rischia di “provocare molti danni” come la calunnia o la diffamazione. “E quando un mezzo di comunicazione non semina la bellezza, fa sì che la comunicazione rincorra nella maleducazione, nel grottesco per farsi ascoltare”.
Il video, riferisce Zenit, era stato girato alla vigilia della canonizzazione del Cura Brochero, il 15 ottobre scorso, durante l’incontro a Casa Santa Marta con padre Javier Soteras e padre Javier Camara, direttori di Radio María Argentina e del giornale Periodico Encuentro, nati entrambi 20 anni fa a Cordoba. Ma è stato diffuso solo oggi dal sito ufficiale dell’emittente che pubblica anche il filmato integrale del Pontefice.
Il Santo Padre ha parlato in spagnolo ai membri delle due redazioni a cui ha inviato “una benedizione e i miei migliori auguri”. Poi ha aggiunto: “Radio María Argentina compie 20 anni. Venti anni sono un piccolo pezzo di storia, hanno lasciato un’impronta. Radio María è essenzialmente feconda, un mezzo di comunicazione fecondo. Il nome lo dice: ‘Maria‘, colei da cui nacque Gesù. È una radio che fa sì, in qualche modo, che Gesù sia presente attraverso la Madre. Il nostro Dio ha voluto avere una madre”. Quando un cristiano non vuole una madre, ha spiegato, “cade in quella ‘orfanezza‘ di essere un cristiano senza esserlo”. Il Pontefice ha poi messo in guardia dal grave “pericolo” di “cadere in un nominalismo esistenziale”, ovvero “credere che quello che si dice è quello che è. Si dice ma non si fa; è la condanna di Gesù ai farisei, ‘che dicono e fanno’. Così ha detto il Signore“.
Uno, ha proseguito, “può dire molte cose, ma queste non suscitano azioni. Quando un comunicatore dice e non provoca nell’ascoltatore il fare, egli predica un modo nominalistico. Non semina, parla. E i media devono seminare”.