Il principe Carlo: “Commosso dai cristiani perseguitati”

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Il dramma vissuto dai cristiani perseguitati in giro per il mondo è stato al centro di un'allocuzione tenuta da Carlo, principe del Galles, nel corso di una celebrazione liturgica nell'abbazia anglicana di Westminster.

Il discorso del principe

Il figlio di Elisabetta II, regina del Regno Unito, ha voluto fare una riflessione sulla condizione di sofferenza vissuta dalle minoranze cristiane in alcune terre del pianeta, specialmente in Medio Oriente. L'erede al trono ha visitato quest'area la scorsa estate, incontrando “molti cristiani che, con fede e coraggio così ispiranti, combattono oppressione e persecuzione, o che sono fuggiti per evitarle”. Carlo ha confessato quanto si sia sentito, parlando con loro, “profondamente mortificato e commosso dalla straordinaria grazia e capacità di perdono che ho visto in chi ha sofferto così tanto”. Nella loro volontà di perdono, il principe ha detto di aver visto “un atto di supremo coraggio, di rifiuto dall'essere definito dal peccato contro di te, di determinazione che l'amore trionferà sull'odio“. Una vera prova di adesione totale ai dettami del Vangelo. Le difficoltà vissute ogni giorno non scoraggiano la fede di questi confratelli: “Vivere in un Paese, o in una società in cui un governo, un gruppo armato o anche una minoranza di persone, crede che dovresti essere consegnato all'oblio in virtù della tua fede in Cristo è un'esperienza senza paralleli“.

La divisione non è inevitabile

L'esponente della famiglia reale britannica ha voluto sottolineare anche quei barlumi di speranza che arrivano da quella regione: “Si stanno ricostruendo chiese, scuole, orfanotrofi e imprese dalle macerie, e il tessuto di quella società, che era stata così crudelmente distrutta, viene gradualmente riparato”, ha detto Carlo, aggiungendo: “Questo è il più bel testamento per la capacità di ripresa dell'umanità e per lo straordinario potere della fede che è capace di resistere anche agli sforzi più brutali per estinguerla“. Poi un'osservazione sul rapporto con i fedeli delle altre confessioni: “So – ha detto l'erede al trono – che ci sono leader religiosi musulmani che hanno parlato in difesa delle comunità cristiane e del loro contributo alla regione. Coesistenza e comprensione non sono solo possibili, quindi; sono confermati da centinaia di anni di esperienza condivisa. Estremismo e divisione non sono affatto inevitabili”. Un richiamo, dunque, a riscoprire l'esperienza di convivenza pacifica tra comunità religiose che non è estranea alla storia di molti Paesi mediorientali. I cristiani britannici non hanno che da imparare dall'esempio che arriva dai loro confratelli più sofferenti; Carlo ha voluto sottolineare questo aspetto, affermando: “Così, nel riunirsi oggi, non possiamo che ringraziare per la forza veramente notevole della fede con cui tanti cristiani affrontano la persecuzione, e che dà loro il coraggio e la determinazione per perseverare e superare”. Al servizio liturgico svoltosi nell'abbazia di Westminster, oltre all'arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, hanno assistito anche la suora domenicana irachena, Nazek Matty – conosciuta dal principe nel 2014 – e Teofilo III, patriarca ortodosso di Gerusalemme.

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