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Il Premio Madre Teresa assegnato a don Tom

La dedizione e l’impegno mostrati in un luogo di grande pericolo” sono i motivi che hanno ispirato la “Harmony Foundation“, l’organizzazione indiana che promuove il premio intitolato alla memoria di Madre Teresa di Calcutta, ad assegnare l’edizione 2017 del riconoscimento a don Tom Uzhunnalil, il missionario salesiano rapito ad Aden, nello Yemen, nel marzo del 2016 e liberato lo scorso settembre. Il premio, come riferisce l'Ans, gli è stato consegnato domenica a Mumbai. La Harmony Foundation sottolinea “l’esempio ispiratore di umanità compassionevole” e il fatto di “aver continuato a lavorare per gli anziani ospiti delle Missionari della Carità in Yemen, nonostante avesse avuto l’opportunità di lasciare il paese”. Nel corso della cerimonia, alla quale era presente anche don MK George, per un certo tempo compagno di missione di don Tom nello Yemen, il presidente della “Harmony Foundation”, Abraham Mathai, si è congratulato con don Tom e gli ha consegnato la statuina simbolo del premio e un attestato che ne sottolinea il coraggio.

Don Tom, che fu catturato il 4 marzo 2016 durante un attacco in cui persero la vita 16 persone tra cui quattro Missionarie della Carità e fu liberato solo dopo 18 mesi di prigionia, ha ringraziato la Harmony Foundation per il premio: “Grazie per tutte le vostre preghiere. C'è del bene in ciascuna persona, ed è solo attraverso l’amore e il perdono che possiamo dare testimonianza alla pace, abbiamo bisogno di perdonare i nostri nemici. Credo in un Dio vivente che mi ha chiamato ad essere Suo testimone. Ho incontrato Madre Teresa nel 1983 – ha ricordato don Tom – e sono stato ispirato dal suo amore per Dio, dalla sua umiltà e semplicità e dall’approccio molto amichevole verso le persone. ‘Non tutti noi possiamo fare grandi cose, ma tutti possiamo fare grandi cose con Amore’” ha aggiunto citando proprio Madre Teresa.

La Harmony Foundation, nata nel 2005 per diffondere idee di pace, dialogo e aiuto alle comunità senza distinzioni di religione, casta, genere o etnia, in passato ha assegnato il premio a personaggi e organizzazioni come il Dalai Lama, Medici Senza Frontiere e la giovanissima Premio Nobel per la Pace Malala Yousafzai. Quest’anno, oltre a don Tom, i premi sono andati all’architetto Shigeru Ban, all’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, e a diverse rilevanti ONG, quali IsraAID, la Bayat Foundation, Caritas International, Mercy Corps e Hellenic Resource Team.

Dopo un breve periodo per recuperare le forze in Italia, circondato dall'affetto dei suoi confratelli, don Tom è tornato in India dove è impegnato in molte attività specialmente in Kerala, il suo Stato di origine. In ciascuno degli eventi programmati finora il salesiano ha stupito per la sua testimonianza cristiana, umile, chiara e pacifica, e per il suo desiderio di voler compiere per il proprio futuro soltanto la volontà di Dio. “Sono un sacerdote cattolico e salesiano, che lavora per i giovani e gli emarginati – ha affermato a margine della consegna del Premio – Mi era stata data l’opportunità di servire la missione in Yemen. Dio ha una missione per ognuno di noi. Il mio grazie sincero va a tutti coloro che hanno pregato per me: indù, cristiani e musulmani, e a quelli che amano l’umanità”.

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