In un mondo che continua a combattere e a combattersi, si leva un nuovo appello di Papa Francesco che, nel periodo di avvicinamento alla Pasqua, invoca la cessazione di violenze inutili e senza scopo, delle quali “a farne le spese sono sempre gli ultimi, gli infermi”. In un’intervista concessa al quotidiano “Repubblica” (apparsa in versione cartacea), il Pontefice riflette sulla contemporaneitĆ , sulla necessitĆ primaria di “uscire” e agire fra i deboli, gli oppressi, consapevoli che tutti, in un modo o nell’altro, siamo dei colpevoli: “Quando guardo un carcerato, ad esempio, mi domando: perchĆ© lui e non io? PerchĆ© lui ĆØ caduto e io no?”. E, in pieno rispetto del suo percorso alla guida della Chiesa, il Santo Padre si recherĆ nuovamente fra i dimenticati, nello specifico nella Casa di reclusione di Paliano, in provincia di Frosinone, dove celebrerĆ , dopo la Messa in Coena Domini, il rito della lavanda dei piedi: “‘Sono stato prigioniero e siete venuti a trovarmi’ (cf Mt 25, 36). Ecco, il mandato di GesĆ¹ vale per ognuno di noi, ma soprattutto per il vescovo che ĆØ il padre di tutti”.
“GesĆ¹ indica la via”
Quella che va verso la Pasqua, ĆØ una Terra “alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi”. Ieri come oggi, le armi continuano a uccidere e “il peccato – spiega ancora il Pontefice al quotidiano – si manifesta con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei piĆ¹ fragili. A farne le spese sono sempre gli ultimi, gli infermi… La violenza permette di raggiungere obiettivi duraturi? Tutto quello che ottiene ĆØ scatenare rappresaglie e spirali di conflitti laterali che recano benefici solo a pochi ‘signori della guerra’”. Ed ĆØ in questo contesto di sofferenza che il messaggio di pace e di speranza deve muoversi e raggiungere anche e soprattutto coloro che da tali sentimenti si sentono esclusi: “Quando si rimane chiusi nei propri pregiudizi – ha detto ancora il Santo Padre – o si ĆØ schiavi degli idoli di un falso benessere… in realtĆ non si fa altro che stare tra le strette pareti della cella dell’individualismo e dell’autosufficienza”. Non resta allora che seguire l’esempio di GesĆ¹, capace di guardare negli occhi chi dalla societĆ ĆØ stato scartato, donando la possibilitĆ di tornare a vivere: “‘Se riuscirĆ² anche solo a toccare il suo mantello sarĆ² salvata’ (cf Mt 9, 21), dice con grande fede l’emorroissa… Il cuore di GesĆ¹ ĆØ sempre per loro, per gli esclusi… Quella che GesĆ¹ dona ĆØ una salvezza totale, che reintegra la vita e indica alla Chiesa il percorso da compiere per andare incontro a ogni persona”.