“E’ ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio, e riassumano pienamente il loro ruolo educativo, speriamo che il Signore ci dia questa grazia di non autoesiliarci nella educazione di figli, e questo soltanto lo può fare l’amore, la tenerezza e la pazienza”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale a piazza San Pietro. Secondo il vescovo di Roma bisogna educare i figli “senza esasperarli” e ciò richiede “saggezza ed equilibrio”. Ha riconosciuto le difficoltà dei genitori che tornano a casa stanchi dal lavoro e di quelli separati.
Essi, ha aggiunto, “sono appesantiti da questa condizione” e “tante volte il figlio è preso come ostaggio” dall’altro coniuge: “il papà gli parla male della mamma e la mamma gli parla male del papà, e si fa tanto male”. Il successore di Pietro ha osservato che “si è aperta una frattura tra famiglia e società, tra famiglia e scuola” e il patto educativo “si è rotto”. Gli “esperti”, ha spiegato, hanno soppiantato i genitori; e questo per “preservare una generazione dai danni veri o presunti della educazione familiare, accusata di conformismo, autoritarismo, repressione affettiva che genera conflitti”.
I genitori, ha affermato, “devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi diventano spesso eccessivamente appesantiti e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli”. Il Pontefice ha raccontato di quando, in quarta elementare, disse una parolaccia alla maestra e la mamma fu convocata a scuola. Oggi, al contrario, ha sottolineato “se la maestra fa una cosa del genere, il giorno dopo ha o due genitori o uno dei due a rimproverare la maestra, perché i tecnici dicono che ai bambini non si deve rimproverare così”. “E’ evidente – ha indicato – che questa impostazione non è buona: non è armonica, non è dialogica”.
Per Francesco “la vita è diventata avara di tempo per parlare, riflettere, confrontarsi” e bisogna fare attenzione a non avere con i figli un “dialoghismo” superficiale che “non porta a un vero incontro della mente e del cuore”. Al termine dell’udienza il Papa ha parlato della veglia indetta dalla Cei a Pentecoste per i cristiani perseguitati, auspicando che “accresca la consapevolezza che la libertà religiosa è un diritto umano inalienabile, aumenti la sensibilizzazione, sul dramma dei cristiani perseguitati nel nostro tempo, e che si ponga fine a questo inaccettabile crimine”.