“Chi non sa dialogare non obbedisce a Dio e vuole far tacere quanti predicano la novità di Dio”, questo è quello che ha affermato oggi il Papa durante la Messa del mattino celebrata nella Cappella di Casa Santa Marta. La liturgia del giorno ci parla dell’obbedienza, ed è proprio questa che ci porta “per una strada che non è quella che io penso” che deve essere. Per questo non è solo un atto di sottomissione, ma un vero e proprio gesto di coraggio “di cambiare strada, quando il Signore ci chiede questo”.
Commenta la prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, nella quale i sacerdoti e i capi ordinano ai discepoli di non predicare più il Vangelo. Gli undici vengono poi incarcerati, ma di notte l’Angelo di Dio li libera e tornano ad annunciare la Buona Novella. Fermati e interrogati di nuovo, Pietro risponde alle minacce del sacerdote: “Bisogna obbedire a Dio, invece che agli uomini”. Il pontefice ci avvicina ai sacerdoti, che non capivano, non perché non conoscessero la storia del popolo, la teologia o le profezie, ma perché “sono stati incapaci di riconoscere la salvezza di Dio”, afferma Francesco, a causa della testardaggine di testa e di cuore.
Ed è proprio questa testardaggine, ammonisce il Papa, che porta a chiudersi in se stessi, a “non dialogare”: “Questo è il dramma di questi dottori di Israele, di questi teologi del popolo di Dio: non sapevano ascoltare, non sapevano dialogare. Il dialogo si fa con Dio e con i fratelli”. E il segno che rivela che una persona “non sa dialogare”, “non è aperta alla voce del Signore, ai segni che il Signore fa nel popolo” – afferma il Papa – è la “furia e la voglia di far tacere tutti quelli che predicano in questo caso la novità di Dio, cioè Gesù è risorto”. Conclude poi invitando a pregare per i maestri, per i dottori, per quelli che insegnano al popolo di Dio, perché “non si chiudano, perché dialoghino”.