Nessuna malattia è causa di impurità, e in nessun modo intacca o impedisce il rapporto di una persona con Dio. Anzi, un ammalato può essere ancora più unito a Dio. Invece il peccato, quello sì che ci rende impuri!”. Papa Francesco torna a denunciare “l'egoismo, la superbia” e la “corruzione”, le malattie del cuore “da cui c'è bisogno di essere purificati” da Gesù. Affacciandosi su una piazza San Pietro gremita di fedeli per il consueto Angelus domenicale, il Pontefice commenta il brano evangelico di questa domenica, sottolineando come esso ben si inserisca nel contesto della Giornata Mondiale del Malato che ricorre proprio oggi.
Guaritore del corpo e dell'anima
Francesco definisce Cristo il “vero medico dei corpi e delle anime, che Dio Padre ha mandato nel mondo per guarire l’umanità, segnata dal peccato e dalle sue conseguenze”. Infatti, l'evangelista Marco ci presenta “la guarigione di un uomo malato di lebbra, una patologia che nell’Antico Testamento veniva considerata una grave impurità e comportava la separazione del lebbroso dalla comunità”. All'epoca, chi soffriva di questa malattia viveva in condizioni penose, “perché la mentalità del tempo lo faceva sentire impuro davanti a Dio e agli uomini”. Ecco perché, spiega Bergoglio, “il lebbroso del Vangelo supplica Gesù con queste parole: 'Se vuoi, puoi purificarmi!'”. Il Santo Padre pone quindi l'accento sul concetto di “compassione”, quella che prova Cristo al sentire le parole del malato. E spiega: “Non si capisce l’opera di Cristo, non si capisce Cristo stesso, se non si entra nel suo cuore pieno di compassione. E’ questa che lo spinge a stendere la mano verso quell’uomo malato di lebbra, a toccarlo e a dirgli: 'Lo voglio, sii purificato!'”. Poi aggiunge: “Il fatto più sconvolgente è che Gesù tocca il lebbroso, perché ciò era assolutamente vietato dalla legge mosaica. Toccare un lebbroso significava essere contagiati anche dentro, nello spirito, cioè diventare impuri. Ma in questo caso l’influsso non va dal lebbroso a Gesù per trasmettere il contagio, bensì da Gesù al lebbroso per donargli la purificazione – prosegue il Papa -. In questa guarigione noi ammiriamo, oltre alla compassione, anche l’audacia di Gesù, che non si preoccupa né del contagio né delle prescrizioni, ma è mosso solo dalla volontà di liberare quell’uomo dalla maledizione che lo opprime”.
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L'impurità del peccato
“Nessuna malattia è causa di impurità: la malattia certamente coinvolge tutta la persona, ma in nessun modo intacca o impedisce il suo rapporto con Dio. Anzi, una persona malata può essere ancora più unita a Dio. Invece il peccato, quello sì che ci rende impuri!”, afferma Papa Bergoglio, che passa poi ad elencare quali sono le “malattie del core” che opprimono l'uomo: “L’egoismo, la superbia, l’entrare nel mondo della corruzione, queste sono malattie da cui c’è bisogno di essere purificati” da Gesù. Invita i presenti a raccogliersi in preghiera e a fare silenzio: “Ciascuo di noi pensi al suo cuore, guardi dentro di se e veda le proprie impurità, i propri peccati. E con la voce del cuore diciamo a Gesù: 'Se vuoi puoi purificarmi'“. Quest'ultima frase la ripete tre volte. E conclude: ” Ogni volta che ci accostiamo al sacramento della Riconciliazione con cuore pentito, il Signore ripete anche a noi: 'Lo voglio, sii purificato!' Così la lebbra del peccato scompare, ritorniamo a vivere con gioia la nostra relazione filiale con Dio e siamo riammessi pienamente nella comunità”.
L'iscrizione alla Gmg di Panama
Terminata la preghiera mariana, due ragazzi con indosso la maglia con il logo della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, affiancano il Papa affacciato alla finestra del suo studio: “Oggi si aprono le iscrizioni alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Panamá nel gennaio 2019. Anch’io, alla presenza di due giovani, adesso mi iscrivo tramite internet”. Clicca sul tablet e, sorridendo, annuncia: “Ecco, mi sono iscritto come pellegrino alla Giornata Mondiale della Gioventù“. E aggiunge: “Dobbiamo prepararci. Invito tutti i giovani del mondo a vivere con fede e con entusiasmo questo evento di grazia e di fraternità sia recandosi a Panamá, sia partecipando nelle proprie comunità”.
Il saluto all'estremo Oriente
Il suo pensiero va poi a tutte quelle persone che il 15 febbraio, nell’Estremo Oriente e in varie parti del mondo, “celebreranno il capodanno lunare. Invio il mio cordiale saluto a tutte le loro famiglie, con l’augurio che in esse si vivano sempre di più la solidarietà, la fraternità e il desiderio di bene, contribuendo a creare una società in cui ogni persona viene accolta, protetta, promossa e integrata. Invito a pregare per il dono della pace, tesoro prezioso da perseguire con compassione, lungimiranza e coraggio. Tutti accompagno e benedico”. Poi il saluto alla comuntà congolose di Roma: “Mi associo alla sua preghiera per la pace nella Repubblica Democratica del Congo. Ricordo che questa intenzione sarà particolarmente presente nella Giornata di preghiera e digiuno che ho indetto per il 23 febbraio“. Infine, l'immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.