Il Patriarcato caldeo ha inviato un appello alle proprie diocesi e alle comunità caldee sparse nel mondo a sostenere anche finanziariamente la ricostruzione delle città e dei villaggi distrutti della Piana di Ninive, in Iraq. In quella zona, posta a Est del fiume Tigri, abitavano migliaia di cristiani, la maggior parte dei quali fuggiti davanti all’avanzata dei jihadisti dello Stato Islamico tra il giugno e l’agosto del 2014.
Lo stesso Patriarcato, insieme ad alcune diocesi caldee, ha già messo a disposizione quasi 500 milioni di dinari iracheni (pari a più di 380mila euro) per la ricostruzione di case e chiese così da consentire il rientro agli sfollati. Nel nuovo appello, pervenuto all’Agenzia Fides l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, il Patriarcato richiede a tutte le comunità caldee di continuare a sostenere con generosità i programmi di ricostruzione così da garantire la via del ritorno prima dell’inizio del prossimo anno.
Il Patriarcato sottolinea inoltre la necessità di coinvolgere nei processi di ricostruzione professionisti qualificati, che agiscano con spirito generoso senza perseguire “carrierismi e interessi personali”.
Nel comunicato si legge che il Patriarcato caldeo è favorevole anche al coinvolgimento di osservatori internazionali incaricati di monitorare violazioni da parte delle forze impegnate nella guerra contro Daesh (acronimo arabo per Isis), e prevenire eventuali scontri tra governo centrale e governo autonomo del Kurdistan iracheno nella direzione politica e amministrativa dei territori in precedenza occupati dai jihadisti.
Secondo dati forniti dallo stesso Patriarcato, e pervenuti all’Agenzia Fides, le prime ricognizioni hanno mostrato che, nella Piana di Ninive, la cittadina più devastata durante l’occupazione jihadista è Batnaya, mentre altre città, come Telkaif, hanno subito meno danni. Nel frattempo, sui web media animati da gruppi cristiani iracheni, si moltiplicano segnalazioni di saccheggi, devastazioni e roghi da parte di milizie private in villaggi delle aree adiacenti a Mosul dopo che le cittadine erano state abbandonate dalle milizie jihadiste.